La pagella di Rebel della seconda serata del Festival

Se nella prima serata tutto è filato liscio, complici Fiorello, la scelta delle canzoni in gara, Berrettini e i Maneskin, nella seconda serata arrivare alla fine è stata davvero dura.

Bravo Checco Zalone e le sue gag, che nel voler schierarsi dalla parte della comunità LGBTQ l’ha fatta incazzare. Posso dire che non sono mai contenti però? Lui però ha regalato momenti interessantissimi e divertenti, soprattutto con Poco ricco, la hit del rapper Ragadi, con quel “quando cammini per strada vedi l’insegna di Prada, ma senti una voce amara che ti dice Zara” avrebbe meritato di essere in gara. È fottutamente trap bro.

Voto 4 a Lorena Cesarini. Interessante il discorso sul razzismo. Ma lei è stata perfetta solo quando ha sceso le scale. Poi ha iniziato a tremare, a guardarsi intorno con aria paurosa, a balbettare, come una bambina delle elementari che deve leggere il tema davanti alla classe. Uno spettacolo penoso. Non vedevo l’ora che finisse, non tanto per me, quanto per lei. Avrei voluto entrare nel televisore, abbracciarla e dirle tranquilla tra poco è tutto finito.

La verità è che, nonostante il suo discorso sul razzismo, lei era sul palco perché nera. Perché per il politicamente corretto serviva una quota di colore. Di certo non per la performance ai limiti dell’imbarazzante.

Voto 5 alla serata in generale. Troppo lunga, troppi ospiti inutili, troppi momenti da riempire a tutti i costi e molti dei peggiori cantanti in gara. L’Eurovision, l’inno delle Olimpiadi, l’assurdo coppia Malika Arisa, le troppe marchette. Dalla sviolinata ecosostenibile, ai dessert sulle navi da crociera, alla sarda Canalis che elogia la Mia Liguria. Per fortuna che Checco c’è. Perché un’ora per leggere la classifica è stata estenuante.

Voto 5 ai look. Non dico che serva Enzo Miccio, ma una stylist non ubriaca sì. Truppi in canottiera è la cosa più brutta che ho visto negli ultimi anni, al pari delle ballerine. Irama con il centrino ricamato dalla nonna e Orietta nazionale che dopo il look da Coronavirus si è fatta vestire da Poltrone e Sofà. Tutto perfetto. Per i meme si intende.

7 A FARFALLE DI SANGIOVANNI. Sangiovanni sforna hit. Questo è innegabile. Magari non sforna le canzoni che poi andremo ad ascoltarci in loop, ma Farfalle ha lo stesso sapore di Malibù. Forse troppo.

8 A CHIMICA DI DONATELLA RETTORE E DITONELLAPIAGA. La quota dance della serata. Ci voleva per tirarci su dopo i troppi momenti noiosi di ieri sera e le troppe canzoni strappalacrime. Che alla fine ti strappano qualcos’altro. La Rettore si conserva bene, piena di energia e con Ditonellapiaga forma davvero una bella coppia.

3 A SESSO OCCASIONALE DI TANANAI. Di occasionale qui c’è forse solo la sua presenza. Sembrano una canzone e un’esibizione da sagra della porchetta.

2 A SEI TU DI FABRIZIO MORO. Ha 46 anni, ma ne dimostra 80. Non fisicamente eh, ma per la noiosità delle sue canzoni. Siamo nel 2022 e il buon Fabri, che non ama le pagelle, ci ricorda come non deve più essere il pop nel 2022. Grazie.

6 A OVUNQUE SARAI DI IRAMA. Cantare sa cantare. Niente da dire. Ma risulta estremamente obsoleto come il centrino / copricostume che ha deciso di indossare per l’occasione.

5 A VIRALE DI MATTEO ROMANO. Da TikTok a Sanremo, peccato che questa canzone sia virale solo di nome. Prova a scimmiottare Mahmood, con scarsi risultati ovviamente. Forza Matteo, hai 19 anni e una vita davanti per trovare uno stile originale.

3 A TUO PADRE, MIA MADRE, LUCIA DI GIOVANNI TRUPPI. Se il titolo già ti annoia, non puoi immaginare la canzone. Avrebbe dovuto essere l’intellettuale del gruppo e invece due palle… Ridatemi Ana Mena, vi prego!

VOTO 4 A TANTISSIMO DE LE VIBRAZIONI. La versione vecchia e datata dei Maneskin. Con qualche stonatura, che fidati, si è sentita eccome. Canzone, non brutta, ma inesistente. Dopo l’exploit dei Maneskin avranno pensato “dai è il nostro momento”. No. Non lo è.

5 A OGNI VOLTA COSÌ DI EMMA. Emma è brava, la canzone carina, seppur insignificante, perché manca della verve di Emma. La classica canzone pop italiana, della classica cantante italiana, che va bene in radio, ma che davvero non sa di niente.

7 A O FORSE SEI TU DI ELISA. Osannata dalla sala stampa, Elisa ha portato un buon brano, ben cantato e interpretato, solo un po’ vecchio e non in senso buono. Convince, certo, ma wow è un’altra cosa.

7 A VOGLIO AMARTI DI IVA ZANNICCHI. Ha 82 anni, una voce spettacolare, una carriera solida alle spalle, cosa le vuoi dire? Sì, la canzone sarebbe stata perfetta se fossimo negli anni ‘60, è vecchia ed è giusto così. A una come Iva Zanicchi glielo devi concedere.

6 A ABBI CURA DI TE DI HIGHSNOB E HU. I duetti emozionali ed emozionanti funzionano sempre a Sanremo. Sono una sorta di must del Festival. Highsnob canta e anche benino, Hu ha una bella voce. Sono intimi e trasmettono tanto.

4 A PERFETTA COSÌ DI AKA7EVEN. È la seconda quota immancabile di Amici, decisamente più debole rispetto al tormentone Sangiovanni, così come debole è la sua canzone. Carina, motivazionale, “sei perfetta così, nei tuoi difetti, nelle imperfezioni”. Lei sarà perfetta, sì, ma questa canzone un po’ meno.

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