Poteva Achille Lauro esibirsi sul palco dell’Ariston e restare immune da polemiche?
Ovviamente no. Si è pure presentato a torso nudo e a piedi nudi come Anna Oxa nel 2001 e con il coro, ma è sul battesimo che ci è cascato di nuovo.
Ed ecco che arriva il vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, che tuona: “una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso. La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante”.
Ma non è tutto. Oltre al gesto dissacrante, il vescovo va oltre e invita i fedeli a non pagare il canone.
“Basta pagare il canone Rai. Non possiamo, infatti, trovarci di fronte a un canone obbligatorio sulla bolletta della luce, per poi essere offesi a domicilio e questo sarebbe servizio pubblico?”
Non è che quello di Achille Lauro sia stato un gesto così trasgressivo.
Simbolico certo, non apprezzabile da alcuni membri della Chiesa anche, ma addirittura definirlo dissacrante è eccessivo.
Del resto sembra che al vescovo di Sanremo Achille Lauro proprio non piaccia. Anche lo scorso anno aveva definita blasfema la sua esibizione con Fiorello andando addirittura ad attaccare il co conduttore, reo di aver indossato una corona di spine, simbolo ritenuto cristiano.
Ma andando indietro nel tempo, c’è stato chi è stato più trasgressivo di Lauro. È David Bowie che, in occasione del tributo a Freddie Mercury, si è inginocchiato e ha recitato il Padre Nostro.