Kid Yugi e Depha Beat ci raccontano il loro Red Bull 64 Bars

È appena uscito il Red Bull 64 Bars di Kid Yugi, che si cimenta su tre beat prodotti da Depha Beat.

Nel brano Kid Yugi è in grado di trasportare, tramite il potere evocativo del suo stile di scrittura inconfondibile, in uno scenario ricercato in cui a riferimenti popolari e racconti di vita quotidiana si uniscono richiami letterari e cinematografici. A fare da cornice alle sue rime è la prod di Depha Beat, cupa e vibrante in cui un riff ostinato quasi alienante ed un tappeto sonoro di synth contribuiscono ad amplificare la sensazione di inquietudine alla base di tutta la narrativa musicale del rapper di Massafra. 

Il Red Bull 64 Bars di Kid Yugi rappresenta per il rapper la conferma dello status artistico raggiunto nel giro di pochissimi anni e si inserisce nel percorso musicale che abbiamo avuto modo di sentire nel disco “I nomi del Diavolo”, pubblicato venerdì 1 marzo.

In occasione dell’uscita del 64 Bars di Kid Yugi, ho avuto modo di fare qualche domanda a lui e a Depha Beat.

Kid Yugi

Qual è la prima cosa che hai pensato quando Red Bull ti ha chiamato per il 64 Bars?

La prima cosa che ho pensato quando Red Bull mi ha chiamato per il 64 Bars è stata “è un’altra prova che devo affrontare”. Ero carichissimo e non vedevo l’ora di dare il massimo!


Com’è stato fare 64 barre senza ritornello?
Fare 64 barre senza ritornello è stato fantastico perché i ritornelli sono la parte su cui in genere ho un po’ più di difficolta. Mi piace cacciare barre su barre, è il mio modo di sfogarmi ed elaborare quello che penso quindi è stato quasi magico.

Quale tra le rime che hai fatto in questo red Bull 64 Bars è quella per la quale ti daresti un cinque da solo?
In realtà per nessuna rima mi darei il cinque da solo… Spero che agli altri piacciano davvero, solo questo!

Depha Beat

Qual è il legame tra il testo di Kid Yugi e la tua produzione per questo Red Bull 64 Bars?
Il legame tra testo e produzione è molto forte perché il pezzo è proprio nato in studio. Francesco è arrivato, ha sentito un giro e da lì abbiamo sviluppato io il beat e lui il testo, sono proprio andati di pari passo. C’è un grande legame secondo me tra quello che dice Francesco, come lo dice, la velocità a cui lo dice e il beat. Anche questa cosa delle 64 barre “sputate” così di getto si rispecchia sia nel beat che nel testo.

C’è un legame, a livello di sonorità e produzione, tra il disco “I Nomi del Diavolo” e questo Red Bull 64 Bars?

C’è un legame sicuramente tra l’uscita del disco e questo pezzo perché è stato registrato quando Kid aveva appena chiuso tutti i pezzi dell’album. Vuoi o non vuoi in un modo o nell’altro è proprio una continuazione di quello che lui racconta nel disco e infatti lo cita anche “Kid Yugi, Francesco, I nomi del Diavolo”. È un pezzo che magari avrebbe potuto essere contenuto nel disco in qualche modo.

Tra i Red Bull 64 Bars già usciti ce n’è uno che ti ha particolarmente colpito?

Tra i miei Red Bull 64 Bars preferiti c’è sicuramente il primo di Guè, quello prodotto da Shablo con l’inserimento del campione dei Mobb Deep. Quel beat è clamoroso, magari averlo fatto io!

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