Toxic è ancora la parola che descrive meglio Future

Toxic è la parola che meglio identifica Future e la sua discografia. Nel corso dei suoi quattro progetti – Monster, Beast Mode, 56 Nights e Dirty Sprite 2 – la parola è diventata il suo tratto distintivo.

Ha scritto saghe sul crepacuore autoinflitto; riflessioni sincere sulle droghe che incolpava per il suo dolore e a cui si affidava per guarirlo; una vita di lusso sfrenato per compensare l’amore perduto, riuscendo a confondere la realtà e il mito.

Ma da allora, nonostante alcuni grandi momenti, in particolare HNDRXX del 2017, Future è diventato una sorta di caricatura di se stesso. La sua scrittura ha iniziato a sembrare unidimensionale.

Il suo ultimo album I Never Liked You ha tutti gli ingredienti di un album Future. Figo. Ma niente di nuovo però.

Future è un rapper talmente fluido che le sue canzoni spaccano anche quando i testi sembrano routine e meno reali e sentiti che in passato.

Quando si tratta del concetto di amore e crepacuore, Future regna sovrano come la sua controparte tossica. Dopo la sua rottura con Ciara, Future ha incanalato la sua vergogna e angoscia in Monster. La sua idea di angoscia significava pensare a Ciara che faceva sesso con altre donne. Ma in I Never Liked You, non c’è un trauma da cui guarire e la tossicità sembra plasticosa e non più autentica.

Da HNDRXX, Future si è appoggiato a un marchio costruito sull’essere “tossico”, toxic, trovando costantemente il modo di deprezzare il valore di una donna per il bene della viralità. Ha celebrato l’aggiunta di avventure alla sua “collezione”, poi si è scusato per aver venduto crack alle donne incinte nello stesso progetto.

Ma quando Juice WRLD, morto poi per overdose, ha dichiarato di essere stato influenzato da Future, questa rivelazione ha completamente capovolto il suo mondo. Future ha quindi smesso di far uso di droghe, si è ripulito dalla codeina e dal cocktail di prometazina dopo la morte di Juice. In I Never Liked You, il suo primo progetto solista negli ultimi due anni, si appoggia completamente al suo personaggio passato al punto che sembra una parodia di quello che era e di quello che di cui ci si aspetta sentire da lui.

Future è ancorato all’impatto e all’influenza che ha dato sulla cultura e su questo genere musicale a livello mondiale.

Fa riferimento alla sua capacità di trasformare la ragazza media in una pop star in “I’m Dat N****”, prendendosene il merito. In “Puffin On Zootiez”, parla della sua ascesa mentre critica i nuovi rapper che copiano il suo flow.

In “Back To The Basics”, Future risulta più genuino, riuscendo a rimuovere la maschera del passato. Ammette di essere recidivo e di circondarsi di ragazze da strip club per riempire un vuoto interiore. È velenoso ma al tempo stesso romantico e senza speranza. Peccato che momenti come questo siano molto rari nel disco. Future si adagia tra beat stanchi, ospiti e tossicità. Come se da High Off Life fosse rimasto fermo e avesse scelto di accontentarsi, restare nella sua zona di comfort piuttosto che sperimentare.

Le canzoni di I Never Liked You sembrano però rimaneggiamenti e rivisitazioni di brani che in passato ha fatto decisamente meglio.

La creatività di Future viene esaltata al massimo quando è da solo sulla traccia. “For A Nut” con Gunna e Young Thug, è la peggiore collaborazione Future/Thug degli ultimi tempi. La stessa “Keep It Burnin” che ha una delle migliori strofe di Kanye West degli ultimi tempi, è noiosa. La chimica Kanye/Future manca di quella intensità che aveva in passato.

Drake fa due apparizioni in “Wait For U” e “I’m On One”, anche se nessuna delle due è all’altezza delle loro precedenti collaborazioni.

Drake e Future sembrano quasi due vecchie rockstar che raccontano le stesse storie di dissolutezza e notti piene di droga nei club.

“Chickens” con EST Gee è la collaborazione meglio riuscita del disco. Gee dà una ventata di freschezza alla traccia che risulta estremamente divertente.

Il problema del disco, che risulta buono ma non all’altezza di Future, deriva anche dalla scelta dei beat prodotti da ATL Jacob. A differenza dei produttori passati di Future, come Metro Boomin, Zaytoven e 808 Mafia, ATL Jacob non riesce a differenziare le produzioni. I suoi beat trap sono modellati sulle rime di Future, ma non riescono a dargli una spinta e un valore aggiunto.

Future, che GQ ha recentemente eletto come miglior rapper in vita, è sopravvissuto ad anni di tendenze e stili in continua evoluzione, perché la sua prima musica è stata così influente e in anticipo sui tempi che ha dettato le tendenze. Ma ora è come se quella creatività, quel dettare tendenze e anticipare i tempi si sia arenata. Future si è come adagiato in quello che sa fare e che lo ha reso Future ed è rimasto fermo a parlare di quella tossicità che oggi risulta meno reale e genuina.

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