In Eclissi Gemitaiz racconta il fascino della solitudine
“Sono sempre io che cambio ma restando uguale“ diceva Gemitaiz in Nonostante Tutto e questa è forse la frase che descrive meglio il suo percorso artistico e Eclissi, il suo nuovo disco uscito venerdì (13 maggio).
Eclissi, che arriva a 4 anni da Davide, è per certi versi l’upgrade di Davide. Più maturo, più consapevole, più intimo. Superare Davide sicuramente non è facile, ma in Eclissi Gemitaiz fa un passo in più, cambia, si evolve pur restando se stesso.
Gemitaiz deve essere innamorato. È la prima cosa che ho pensato dopo aver ascoltato Eclissi. O comunque deve esserci una lei che lo ha ispirato nella stesura del disco. C’è infatti una forte componente love in Eclissi, che proprio come Davide è un disco super personale e molto chilli, tanto da far apparire le due tracce più potenti e più rappate (“Jorge Lorenzo” con A$AP Ferg e “TOP” con Madman) quasi fuori contesto.
Sembra che Gemitaiz, che comunque non ha abbandonato le rime sulle cannette e il ritmo serrato, non abbia più voglia di farci sentire quanto sia tecnicamente bravo e quanto spacchi nelle strofe in extrabeat e abbia optato per un mood più rilassato, come a voler coinvolgere l’ascoltatore nei suoi testi.
Perché è cresciuto e arrivato a questo punto della sua carriera artistica, ha già dimostrato ampiamente quanto è bravo tecnicamente e ora vuole portarci in una dimensione più intima, per farci essere più vicini a Davide e meno a Gemitaiz.
Per ascoltare Eclissi devi essere nel mood giusto. Non puoi farlo mentre fai i lavori in casa o ti stai preparando per uscire, o sei in macchina e stai andando di fretta. Devi rilassarti, magari sdraiarti sul divano, mettere le cuffiette e goderti il viaggio. Se vuoi puoi anche accenderti una cannetta così per entrare meglio nel mood di Gemitaiz.
Nelle 13 canzoni che compongono il disco il rapper romano racconta il suo presente e il suo passato, tra fragilità, paranoie e consapevolezza di se stesso. Ma è anche un disco carico di solitudine. Ed è proprio questa la componente predominante di Eclissi, che lo rende forse un disco triste ma decisamente intimo.
Questa solitudine si ricollega al titolo e al concept del disco e ed è la stessa che un po’ tutti noi abbiamo vissuto durante il primo lockdown.
Eclissi infatti è un disco figlio di quel periodo e di quella incertezza, fatta di alti e bassi, solitudine e bilanci personali. E qui di solitudine, tristezza e malinconia ce n’è davvero tanta, ma sono sentimenti che ci accomunano, sensazioni che tutti abbiamo vissuto e che vengono raccontati in un modo per niente banale, tanto che la solitudine a un certo punto diventa quasi affascinante. Una sorta di lusso.
Dal punto di vista dei featuring, la strofa migliore è a mani basse quella di Marracash, mentre Sfera Ebbasta continua con il filone latineggiante con quella che potrebbe essere una delle hit del disco, Pornostar. E poi c’è Pochette, dove Gemitaiz cita Noyz Narcos che a sua volta aveva citato i Colle Der Fomento.
“Live da zoo de Roma Te spiego un attimo come funziona Che dodic’anni dopo suona ancora” – Gemitaiz
“Live da zoo de Roma, te spiego n’attimo come funziona Coatto pe’ necessità, che so’ de Roma”- Noyz Narcos in Zoo de Roma
“E la corona è la convinzione di chi non abbandona E il fuoco che ustiona è la gente guasta, è lo Zoo di Roma” – Colle der Fomento in Spinto da una sensazione.
Eclissi è un buon progetto. Poco spumeggiante, molto rilassante, che sicuramente avrà fatto storcere il naso a chi si aspettava di sentire le famigerate strofe in extrabeat di Gemitaiz, ma che comunque segna una degna evoluzione del suo percorso artistico.