Striscia La Notizia continua a non capire nulla di rap

Dopo il servizio sul rap cristiano, fatto da Striscia a gennaio, il tg satirico è tornato sull‘argomento. Il motivo? I tanti articoli e post nei quali veniva di fatto criticato l’operato di Striscia.

Bene, sarà riuscita Rajae Bezzaz (giornalista autrice del servizio) a fare chiarezza? Ovviamente no.

Ha ironizzato sui nostri commenti e appunti come se noi fossimo un branco di ignoranti che non hanno capito il suo servizio sul rap cristiano.

Non siamo noi ignoranti, cara giornalista, è lei che per parlare di un gruppo di rapper da oratorio, che conoscono solo parenti e amici, che parlano di Dio e che non sanno rappare, ha preso come esempio lo street rap contrapponendo le due cose. Ignorando completamente cosa sia lo street rap, originariamente chiamato gangsta rap o reality rap, e nato nei primi anni ‘90 a Los Angeles. E sa perché si chiama reality rap? Non perché è un reality alla Grande Fratello, ma perché rappresenta e racconta la realtà. È questo che fa il rap. Ma a lei a quanto pare non interessa, butta tutto in caciara come se si trattasse di un fenomeno da circo e va dritta come un treno a promuovere sti 4 pseudo rapper.

Il suo servizio è stato vergognoso, fuorviante e volutamente di parte, nonché condotto con una leggerezza e una poca competenza disarmanti.

Sarà forse per questo che chi, come me, scrive di rap da anni lo ha criticato?

Forse è meglio se Striscia lascia stare il rap, cristiano e non, e si dedica ad argomenti di cui ha maggiore competenza, perché così davvero è la fiera del nulla cosmico. E il secondo servizio, se possibile, è stato ancora più vergognoso del primo. Di fronte a questo viene da pensare che l’unico intenti sia quello di soddisfare il proprio pubblico, l’italiano medio che beve qualunque cosa e che passa le giornate a sputare veleno su Facebook. Quello che importa è la notizia, non importa se è falsa o vera.

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