Se Fabrizio De André fosse nato oggi, sarebbe un rapper
Nel 2018, Tedua a Radio Italia ha detto “è quasi diventato un cliché citare Faber, non vorrei sfociare nella banalità ma per me e per tutti i miei amici, per quella che è la nostra storia, lui è stato il Tupac genovese, ovviamente con le dovute proporzioni. Lui, ma anche Tenco e tanti altri…”
Ed eccomi qui a parlare, o quantomeno provare a farlo, di Fabrizio De André a pochi giorni dell’anniversario della sua morte, avvenuta l’11 gennaio 1999, quando la musica italiana ha dovuto necessariamente fare i conti con un vuoto incolmabile. Ma, come sempre accade per i grandi, Fabrizio De André non se ne è mai andato veramente. La sua musica resta, così come resta il patrimonio artistico che ha lasciato e che continua a ispirare artisti di ogni genere musicale, rap compreso. Perché Fabrizio De André ha in un certo senso anticipato i contenuti che sono oggi tipici del rap e piace ai giovani perché è stato un cantautore di rottura, molto probabilmente il primo in Italia, ma sicuramente a lui va il merito di aver inserito nei testi un linguaggio per così dire volgare, ma che fa parte del linguaggio comune. Esattamente come il rap. È sempre stato uno controtendenza Fabrizio, in grado di anticipare i tempi e di essere sempre un passo avanti, non solo a livello di testi, ma anche di sperimentazione musicale. Come quando, nonostante le perplessità della sua casa discografica, ha deciso di pubblicare un intero disco in dialetto genovese. “Non venderà neanche a Genova” gli dissero, e invece è stato un successo, un disco che ha spopolato anche all’estero. Sto parlando di Crêuza de mä.
Un paio di anni fa, Cromo, a proposito di Faber, in un’intervista ha detto: “se Fabrizio De André fosse nato oggi sarebbe un rapper“.
E a un certo punto, compare un certo The André che canta la trap e commuove i giudici di X Factor con la sua versione di Rockstar di Sfera Ebbasta.
Successivamente The André canta anche la DPG, Ghali, Liberato.
C’è qualcuno che ha scritto “il più grande rapper di Genova è De André” e in effetti uno dei più grandi meriti che possiamo dare alla sua poetica è sicuramente il fatto di aver reso poesia anche la volgarità, ma definirlo rapper sarebbe riduttivo, anche se molto del rap deve, inconsciamente o meno a lui, alle sue rime, ai suoi testi e al suo approccio.
Di vero e assodato c’è il fatto che sono parecchi gli omaggi al cantautore genovese da parte della scena rap. Mi viene in mente Ernia, che si è ispirato a De André per il brano Un Pazzo tratto dal disco 68. A tal proposito in un’intervista, Ernia aveva dichiarato: “Un pazzoè palesemente ispirata a De André e alla famosa serie di canzoni dedicate a vari personaggi: Un medico, Un ottico, Un giudice… La mia è una versione hip hop, con il matto di quartiere che va in giro per strada e le zarrette che lo rimbalzano. Di solito ascolto rap e black music, però ogni tanto mi capita anche di ascoltare qualche cantautore, soprattutto De André o qualcosa di Guccini, e da lì è venuta l’idea“.
Izi rende omaggio a De André con Dolcenera, brano contenuto in Aletheia, Clementino nel 2016 al Festival di Sanremo ha cantato De André, Ensi gli rende omaggio con il brano Pescatore del 2012 e tratto dal disco Era tutto un sogno.