
Santana Money Gang di Sfera Ebbasta e Shiva – la recensione di Rebel
Ho già letto “è il disco dell’anno” e “fa schifo” praticamente in egual misura. Nè uno nè l’altro per quanto mi riguarda. Ho apprezzato l’uscita a sorpresa, il lanciare spoiler nei giorni prima e sul palco del Forum di Assago, ma senza essere espliciti e il fatto che il disco sia privo di featuring.
Onestamente mi piace questa tendenza a non mettere ospiti nei dischi, o almeno a metterne i cosiddetti pochi ma buoni, in generale se un disco ha troppi featuring, per me, è una compilation, e già mi passa la voglia di ascoltarlo, chiunque sia il suo autore.
Sfera e Shiva hanno fatto bene a non mettere ospiti, del resto il progetto è il loro, suggella la loro amicizia ed è innegabile che tra loro ci sia sintonia e che rappresentino un target ben preciso e due brand ben precisi, conosciuti e amati dai rispettivi fan, con tutti i loro pregi e difetti che conosciamo bene.
SMG ha delle tracce molto potenti, delle reference, soprattutto ai Club Dogo e a Marracash, dirette e incisive, dei racconti, in primis quelli di Shiva, veritieri. Ho apprezzato le citazioni ai Dogo, perché non l’ho visto solo come un omaggio, ma anche come un modo di tenere vivo tutto quel movimento e quello che i Dogo hanno rappresentato per il rap italiano e sicuramente anche per Sfera e Shiva, come il voler portare avanti una sorta di testimone.
Mentre ascoltavo il disco, soprattutto nelle parti di Sfera, pensavo “questo l’hai già detto, questo l’hai detto e vai dicendo da un decennio”, sì ho pensato a quello che dice Marra in King del Rap. Che Sfera fosse povero e ora non lo è più lo sappiamo da quando mangiava al ristorante e pensava a quando a casa si mangiava solo pasta in bianco, ma è un male questo? Voglio dire, che Sfera sia Sfera e faccia Sfera è sbagliato? Se ascolto un disco di Sfera, o un suo singolo, o una sua strofa, io so già cosa aspettarmi e come me credo la maggior parte di noi. Quindi in SMG troviamo Sfera che fa Sfera, che tira giù delle linee melodiche tipiche di Sfera, con i racconti di Sfera, ma anche delle strofe potenti e rappate, che mi fanno dire “non posso dire che non sia bravo”.
E Shiva? In molte tracce è stato quello che ha rappato di più, che ha tirato fuori più grinta, più fotta e anche delle rime molto interessanti. Credo che questo dualismo, ovvero Sfera che si occupa più della parte melodica e Shiva più di quella rappata, funzioni e anche bene.
Le basi forse sono un po’ ripetitive, ma del resto con lo zampino di Drillionaire non potevo aspettarmi niente di diverso e un po’ sono rabbrividita quando ho sentito il sample di “Lady (Hear Me Tonight)” dei Modjo, perché certi brani non andrebbero proprio toccati.
A fronte di brani potenti e di hit istantanee, ce ne sono altri deboli e skippabili, ma nel complesso non si può dire che non sia un buon progetto e che non sia esattamente quello che avremmo potuto aspettarci da Sfera e Shiva. Brani super orecchiabili, ricchi di cliché, perfetti per TikTok, ottime melodie, parti in cui vorresti ucciderli entrambi e altre in cui non puoi che pensare “ok allora sono capaci”. E gli vengono anche in aiuto le varie citazioni.
L’impressione è che SMG sia una sorta di omaggio a Milano e ai suoi re, del rap si intende.
In “MNGSNT”, Sfera e Shiva citano Marra “Sotto il palco c’è un grosso bordello che fa…”, ma al posto di dire “Badabum Badabum Cha Cha”, dicono “Money Gang Money Gang Santana”.
E poi ci sono i Club Dogo, già omaggiati da Sfera anche in X2VR. Qui lo fanno in OVER (demo), dove rendono omaggio a Jake La Furia in Ragazzi Fuori, contenuto in Dogocrazia:
“Tutti i miei fra’ c’hanno una para nuova Non farsi legare da Fabri Corona”.
E poi ancora Una Volta Sola, brano iconico dei Dogo, “Ma se si vive una volta sola, vivo col cuore in gola o posso morire ora”.
E infine All’Ultimo Respiro omaggiato in Sei Persa: “Sei persa e sono perso anch’io
Com’è che faccio a dartela una vita diversa? Vorrei rubare i sogni a chi è felice e metterteli dentro la testa”.
Io ho visto queste citazioni non solo come un omaggio alla Dogo Gang e ai re di Milano, ma anche come un senso di appartenenza alla città di Milano e a quello che rappresenta e ha da sempre rappresentato per il rap. Come un voler portare avanti un filone creato a suo tempo dai Dogo e da Marracash e che non si è mai spento e ha continuato a vivere e prosperare.