
La Bellavita di Artie 5ive – la recensione di Rebel
Ho sentito dire che La Bellavita di Artie 5ive è il disco dell’anno. Ma ho anche letto che fa schifo.
Come spesso accade quando escono dischi parecchio attesi, la gente si divide tra “è il disco dell’anno” e “fa schifo”. È successo anche con I Am Music di Playboi Carti, figuriamoci con La Bellavita di Artie. Per me non è il disco dell’anno, ma neanche posso dire che faccia schifo. È un disco boh. Nel senso, viste le recenti collaborazioni di Artie mi aspettavo di più, invece nel disco ci sono momenti in cui spacca, in cui penso che sia davvero un talento e altri in cui lo trovo quasi soporifero.
Lo stile c’è, le capacità ci sono, ma è ancora acerbo. Questo non è un disco che mi fa dire wow o mi fa venire la voglia di ascoltarlo ancora e ancora.
Ci sono tracce pazzesche, come Intro, Ogni amico mio, Tu, Pietà e tracce di una noia mortale.
Il concept c’è, è ben studiato, nei minimi dettagli anche in fase di promo. La “bella vita” si riflette in ogni dettaglio, dalle copertine, dall’atmosfera raffinata alle liriche che trasmettono successo e maturità. Il racconto della strada si unisce alle aspirazioni e al futuro da conquistare, non manca la rivalsa, rime taglienti e l’amore. Il problema è che se da una parte non posso dire che Artie non sia forte e credo veramente che sia uno dei pochi destinati a restare, dall’altra credo che il disco sia un po’ pieno di cliché. Sai chi mi fa venire in mente Artie? Guè. La bella vita, la fast life, ma di Guè ce n’è uno solo. Non dico che Artie sia una copia di Guè, ha stile, ha idee, ha attitudine, rappresenta una nuova generazione e parla a una generazione in modo fresco, ma per me ancora acerbo. L’impressione è che se parliamo di bella vita, tra luci e ombre, di club, di donne, di strada, Artie non aggiunga nulla a livello di contenuto a quel tipo di racconto.
Ha le skills per diventare un top player, questo è solo il primo disco, e credo debba trovare la quadra per alzare l’asticella, per portare un qualcosa di davvero unico nella scena, perché, come dice Marra “nessuno diventa qualcuno seguendo le orme di qualcun altro”. Io penso che Artie ci riuscirà.
Dal punto di vista sonoro è stato fatto un lavoro incredibile, con un mix di sonorità e cambi di stile anche all’interno della stessa canzone, che esaltano le parole di Artie e ti portano in mood completamente diversi.