Paolo Meneguzzi torna ad attaccare il rap: questa volta è il turno di Fedez, Emis Killa, Sfera Ebbasta e J-Ax

Dopo la bagarre di luglio e grazie a J-Ax, che ha ricordato a tutti l’esistenza di Paolo Meneguzzi, il cantante ha deciso di attaccare Emis Killa, Fedez, Sfera Ebbasta e ancora J-Ax.

In un post pubblicato sui suoi profili social, Meneguzzi ha preso di mira i quattro artisti, mostrando i loro ascolti mensili su Spotify e alcune delle loro barre (di certo non le più famose), ma sicuramente scelte ad hoc con un unico obiettivo: come possono cantanti che scrivono tali oscenità giudicare la musica di altri?

Perché tutti e quattro i nomi scelti da Meneguzzi sono o sono stati giudici a talent show.

Il cantante di Verofalso tira in ballo pure la politica e la esorta a fare qualcosa. Come in una puntata di Fuori dal Coro di Mario Giordano, Paolo Meneguzzi accusa i testi di artisti come Fedez, J-Ax, Emis Killa e Sfera Ebbasta di essere di cattivo esempio per i giovani, di non essere educativi (che poi la musica deve intrattenere non educare, l’educazione dovrebbe arrivare dalla famiglia) e arriva alla conclusione che se i ragazzi ascoltano tali oscenità finiscono per commentare atti di violenza e criminalità.

Il Signor Paolo ha citato una barra di almeno 10 anni fa di Emis Killa, tra l’altro non una delle sue più famose e di certo non tratta dalla sua canzone di maggior successo, Parole di Ghiaccio. Ha attribuito a Fedez, che credo non abbia mai usato la parola bitch, una barra di Tony Effe. Ha tirato in ballo Sfera Ebbasta, i cui testi sono stati più che criticati da stampa e tv dopo la tragedia di Corinaldo, dove la trap è stata associata a droga e violenza. E infine, con tutto il repertorio di J-Ax, con e senza Articolo 31, cita una barra tratta dal dissing ricevuto il mese scorso, L’invidia del Peneguzzi.

Mica scemo, no?

In tv nudo ci puoi andare solo dopo una certa ora giusto? In radio non puoi dire quello che vuoi corretto? Nei film ci sono limiti di età corretto? Per certe canzoni non si possono mettere limiti?

Certe canzoni arrivano ai bambini, sono inni di violenza, alla volgarità. Messaggi di odio. Poi ci sorprendiamo quando qualcuno commette un reato così celebrato in certe canzoni” scrive Meneguzzi, che a quanto pare ignora l’esistenza del Parental Advisory Ecplicit Content e il fatto che la musica rap sia lo specchio della società, usi un linguaggio esplicito e provocatorio e sia al pari di film gangsta o di serie come Gomorra e che non è che tutti quelli che hanno ascoltato Fabri Fibra hanno poi ucciso davvero la vicina e dato fuoco alla cucina con un litro di benzina. È arte e finzione.

Ma Paolo ha capito bene che, sparare giudizi e critiche sugli artisti più in voga, porti acqua al suo mulino e lo faccia uscire dal dimenticatoio nel quale è ormai da quasi 20 anni. Eppure il gioco è bello quando dura poco e forse, al posto di sputare sentenze, potrebbe dimostrare con i fatti come si fa musica e si ha successo con la musica fatta bene, quella che educa ed è priva di marchette.

Ah, no.

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