
Milano Angels di Shiva – la recensione di Rebel
Immagina se uno come Marracash o Jake La Furia avesse subito un agguato, avesse reagito sparando, fosse finito in carcere e poi agli arresti domiciliari e nel frattempo gli fosse nato un figlio. E poi avesse scritto un disco per parlare di quanto ha vissuto. Ti immagini che testi avrebbe tirato fuori?
Testi che ovviamente non troviamo in Milano Angels di Shiva. Certo, da Shiva non ti aspetti super testi, ti aspetti che riesca a raccontarti il giorno del suo arresto in modo tale da farlo diventare un sottofondo per TikTok, come fa in 6 am. E lo fa bene.
Da una parte ho l’impressione che Shiva avrebbe potuto scrivere questo disco anche se non avesse vissuto ciò che ha vissuto, dall’altra che ha raccontato i mesi passati a modo suo, con profondità centellinata e leggerezza, così che il risultato sia una serie di canzoni assolutamente orecchiabili, canticchiabili, perfette da suonare live (se farà live) e da ascoltare quasi senza troppo impegno. È un male? Direi proprio di no. D’altronde noi ascoltatori non vogliamo essere una succursale di uno psichiatra, preferiamo musica che racconta qualcosa, anche un malessere reale, ma che lo fa in modo leggero senza affliggerci con i drammi del protagonista, perché, diciamolo, anche noi abbiamo i nostri drammi e nella musica cerchiamo sì conforto, ma anche svago. E in questo Shiva è riuscito. Ha bilanciato i suoi racconti, anche tristi e pesanti con leggerezza e musica che alla fine non disturba.
Il disco è incentrato su quanto accaduto a Shiva in questi undici mesi. L’arresto, la prigione, la nascita del figlio, il processo, la libertà vigilata, ma anche l’onore, i soldi, il rispetto, la strada, la giustizia. È un disco per certi versi cupo e ripetitivo, più volte infatti Shiva sottolinea di non aver fatto i nomi e che non sa quanti al suo posto si sarebbero comportati come lui. È anche un disco intimo e personale, dove Shiva sembra ancora lottare per trovare un equilibrio e dove ovviamente spicca Lettera a Draco, il brano dedicato al figlio. È un po’ una lotta tra buoni e cattivi con Milano, che diventa la sua Gotham City, sullo sfondo.
Milano Angels non è da buttare, ci sono tracce interessanti e ben riuscite e altre che lasciano parecchio a desiderare e che sembrano essere state messe lì per far numero. E in questo senso le tracce buone sono davvero buone, come Let’s Go, Gotham, Lettera a Draco, 6 AM e Milano Shotta Freestyle.
I featuring sono decisamente interessanti, Kid Yugi ha letteralmente spaccato ed è stato notevole l’omaggio a Non ti ho mai detto di Mondo Marcio in Sete, così come Don’t cry no more con Geolier, un pezzo love venuto particolarmente bene.
C’è qualcosa che però mi lascia perplessa in questo disco ed è la continua smania di voler dimostrare a tutti i costi di essere sempre real, anche quando non è necessario, come nel caso di Shiva. Nel senso, sappiamo che è vero quello che racconta e allora perché voler per forza rimarcare di essere real? Una volta Jake La Furia ha detto “il rap è morto, ucciso da un ferro finto in un videoclip”, qui però la pistola era vera, i racconti pure, solo che la musica sembra un po’ “finta”.