La storia di Drayke, vittima di bullismo che si è tolto la vita a soli 12 anni
Siamo nello Utah, Drayke Hardman è un ragazzino di soli 12 anni, vittima come tanti, purtroppo, di bullismo.
Di lui gli amici e gli insegnanti dicono che è un ragazzino solare, ma in classe era vittima di un compagno.
Drayke stava ricevendo aiuto sia dai genitori, che dai professori, che da uno psicologo, ma non è stato sufficiente. Il bullo è stato anche sospeso, ma anche questo non è stato sufficiente.
Nessuno è riuscito a salvare Drayke. Il 9 febbraio ha saltato gli allenamenti di basket e ha compiuto un gesto estremo. Si è tolto la vita.
A trovarlo agonizzante è stata la sorella. A nulla sono serviti i soccorsi e la corsa in ospedale, Drayke non ce l’ha fatta.
Qualche giorno prima di togliersi la vita, è tornato a casa con un occhio nero, ma non ha voluto parlarne con i genitori, che comunque avevano capito chi fosse il responsabile.
Drayke è solo una delle tante vittime di bullismo, tanti ragazzi e bambini dei quali non conosciamo neanche i nomi, che arrivano a togliersi la vita perché vedono in questo gesto l’unica via d’uscita.
Il bullismo è una delle armi più potenti che esistano, è subdola, feroce, e riguarda tutti noi. Basta aprire Instagram per notare qualche commento, magari pieno di insulti e cattiveria. Commenti che magari a qualcuno scivolano addosso, mentre qualcun altro ne resta ferito. E quelle sono ferite che spesso si fanno profonde e scavano dentro.
E a volte succede che chi ne è vittima vede nel suicidio l’unica strada possibile.
Qualche settimana fa era uscita la notizia di un ragazzo italiano, che, vittima di bullismo, è arrivato ad accoltellare il bullo che lo perseguitava. I protagonisti hanno entrambi 14 anni e la vittima si è trasformata in carnefice, perché non riusciva più a sopportare le continue vessazioni, sfottò e prese in giro a cui l’altro lo avrebbe sottoposto, fino a fargli perdere la testa.