La pagella delle uscite settimanali

8.5 a Dinastia dei Co’Sang

Questo è uno di quei dischi che tanti hanno sperato per anni che arrivasse e che alla fine incredibilmente è arrivato. Il 2024 è l’anno delle reunion, ma di quelle sperate e sognate così tanto che quando sono arrivate ci hanno lasciato tutti un po’ increduli. I Club Dogo, gli Oasis, e i Co’Sang. È come se a un certo punto tutto fosse tornato al proprio posto. E se i Dogo non hanno deluso, i Co’Sang non sono stati da meno. C’è chi dice che il 2024 è l’anno del gratto e che i Co’Sang si sono riuniti per business, loro smentiscono queste voci in uno dei pezzi più intimi del disco, Nun è mai fernut, un brano nostalgico dove fanno rifermento ai tradimenti e alle amicizie ritrovate e dove dicono chiaramente che non sono tornati per business.

Di fatto Luchè e Ntó in questi 12 anni sono cresciuti, maturati artisticamente e umanamente, le loro strade si sono divise, ma è impossibile non sentire come in ogni traccia di Dinastia le loro voci e le loro attitudini siano affini e complementari, come se non fossero passati tutti questi anni, come se tutto fosse esattamente come allora. E sono tanti i passato, a Napoli, alla vita nel rione, alla fratellanza, alla famiglia, all’hip hop com’era prima, ma anche agli errori commessi. Dinastia è un disco intimo, ricco di momenti alla Co’Sang, ma anche di riflessioni e bilanci. Un disco che un po’ di nostalgia te la lascia e che in certo senso fotografa tutto quello che è successo in questi lunghi anni, sia nel rap che nelle vite dei suoi protagonisti. In questo senso la scelta dei featuring è perfetta. Pochi ma buoni e ovviamente non scelti a caso. Liberato, Geolier, Club Dogo e Marracash rappresentano il passato e il presente del rap e della canzone melodica.

Sentire i Club Dogo con i Co’Sang è una di quelle cose da pelle d’oca, soprattutto in un brano come Cchiù tiempo, che fin dal primo ascolto sa di classicone.

Dinastia è un disco ben fatto, che suona benissimo, con testi eccellenti e soprattutto coerente con la storia dei Co’Sang.

7 a Take 5 di Shiva

Shiva è tornato e aggiunge un nuovo capitolo alla saga Take. Il rapper è incredibilmente in ottima forma e nel brano ci piazza qualche frecciatina sparatoria che lo ha portato in carcere, a Rondo e Walter Pugliesi e Alessandro Maria Rossi, i due lottatori di MMA che lo hanno aggredito.

“Non è un semplice brano, questa è la vendetta descritta in un album”.

“Faccio ancora la merda che dissi (Bu-bu), ma noi in fondo sappiamo che imiti”

“L’ultimo che ha sfidato la squadra dopo le sue gambe sembravano noodles”

“Se fai MMA, io faccio “click-clack” (Milano)”.

5.5 a Como un trueno di Rose Villain feat. Blessd

Capisco l’esigenza di sfruttare una hit come Come un tuono e farla diventare latineggiante per raggiungere il mercato spagnolo, ma senza la strofa di Guè, senza quel “tolgo il tettuccio tu sei bella, Bellucci. Ho preso fiori, Fiorucci. Sono più G di Gucci” non è la stessa cosa.

6 a Mandante di Rondodasosa

Rondo risponde alle tante voci che lo vedono come il mandante dell’aggressione a Shiva sfociata in sparatoria per la quale il rapper è stato condannato a 6 anni e mezzo di carcere. Ma sai che c’è? Se ci fosse un vero beef tra i due, Shiva se lo mangerebbe Rondo. Al di là del fatto che Rondo ha risposto alle accuse di essere il mandante e ci ha fatto sapere di non essere coinvolto in quanto accaduto, il brano è una lagna infinita. Scritto anche abbastanza bene ed è da apprezzare che la sua versione dei fatti sia arrivata su un beat, non si può non notare quanto Mandante sia mediocre, noioso e lamentoso., della serie “sì ok basta che la smetti”.

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