La pagella delle uscite settimanali
7.5 a The Illest Vol.3 di Mostro
Tanta roba è la prima cosa che ho pensato ascoltando il disco. Si vede che Mostro è in ottima forma, che ha voluto sperimentare sia lavorando con producer con i quali non aveva mai lavorato, sia confrontandosi con suoni diversi dai suoi, sia proprio a livello di testi e tematiche.
C’è davvero tanto in questo disco e tutto di ottimo livello. La tecnica e la scrittura sono le componenti principali del progetto, ma sono anche sue caratteristiche che sai che troverai in ogni lavoro di Mostro. Questa volta, però, ha voluto scendere più sul personale, mostrandoci un lato più intimo e conscious e anche in questo caso ha spaccato.
In The Illest Vol. 3 Mostro continua a raccontare la sua vocazione per il rap e la voglia di rivalsa attraverso un linguaggio diretto ed esplicito, una consapevolezza lucida e disarmante con cui descrive anche momenti più intimi e cupi. In questo album, per la prima volta, il rapper ha la possibilità di collaborare con artisti e produttori diversi.
Il risultato è un disco che unisce i punti cardine del suo rap a una prospettiva nuova, fatta di sperimentazione e ricerca in studio, mettendosi in gioco e sperimentando.
6.5 a Flow di Jamil
Dopo Rap is Back e Most Hated, dove Jamil non aveva brillato in modo particolare e si era beccato un bel po’ di critiche, con Flow ci porta un disco più solido. Non un capolavoro, perché Jamil è sempre lo stesso, ma comunque sembra in forma migliore rispetto all’ultimo progetto, quasi come se avesse ricaricato un po’ le batterie.
Certo, Jamil è uno di quegli artisti che o li ami o li odi, non è uno di quelli che ti fa la hit o che ascolti tanto per, ma questa volta il disco non è da buttare. Qualche traccia interessante è valida c’è, anche se a lungo andare Jamil ha la capacità di stremare e annoiare l’ascoltatore. Pochi sono i momenti catchy del disco, ma sicuramente ascoltandolo bene ci sono molti spunti interessanti, così come interessanti sono i featuring, anche quelli pochi, ma buoni.
A tal proposito è sicuramente interessante la partecipazione di Fedez in L’Odio, dove finalmente torna a rappare con una strofa molto diretta e eclissa abilmente Jamil.
6 a Quello Vero di Sacky
Sacky è un buon compromesso tra la drill, il racconto street e crudo e un minimo di capacità di tappare e scrivere.
Quello Vero non sarà l’esordio col botto di Sacky, ma è un progetto discreto, ben fatto e che mette in giusta evidenza le caratteristiche e le sfaccettature di Sacky. Ci sono infatti brani molto crudi, altri più delicati e melodici, pur sempre con una forte componente street, e altri ancora più intimi.
Sicuramente Sacky è ancora acerbo, ma Quello Vero è sicuramente un buon punto di partenza.
Molto interessante è la partecipazione di Massimo Pericolo in Nella Via, che ha tirato fuori una strofa molto intensa e cruda. Altrettanto interessante è la presenza di Ernia in Triste con Neima Ezza.
In questo senso Sacky ha avuto la possibilità di confrontarsi con artisti diversi, che non siano i soliti del suo entourage, che sono presenti comunque nel disco, ma sentirlo sulla stessa traccia con Ernia e Massimo Pericolo, se da un lato ha fatto emergere le sue lacune tecniche e di scrittura, dall’altro ha dato modo a Sacky di sperimentare e uscire dalle sue solite collaborazioni.
7 a Piazza Noia di Rafilù
Questo disco è un gioiellino. Rafilù ha una penna e un modo di raccontare unici.
Piazza Noia è una dedica alla sua Caserta, una sorta di film in rima, dove emergono la cruda realtà, le dinamiche e la mentalità casertana, con tutti i suoi pro e contro.
Al centro c’è il concetto di noia, la noia che può essere combattuta grazie a una passione, come nel suo caso per la musica, o che può travolgerti e portarti con sè nel suo vortice.
Lo scenario è sempre street, ma il modo di dipingerlo e raccontarlo di Rafilù è da vero poeta.
I featuring sono molto interessanti e spaziano molto, ma ovviamente sentirlo con Massimo Pericolo e Speranza, che, oltre che colleghi, sono anche amici, ha un impatto diverso, perché emerge proprio un’affinità unica.
Piazza Noia non sarà uno di quei dischi che vedremo nelle alte posizioni della classifica, o che a fine anno metteremo nelle nostre inutili classifiche dei dischi migliori del 2023, non perché non sia un ottimo progetto, perché oggettivamente lo è, ma perché non ha quel qualcosa in più per arrivare a più persone. Ha però scrittura, racconti, poesia, flow, rime tutte di ottimo livello. Ed è per questo che è uno di quei gioiellini nascosti, ma che vale la pena ascoltare.
6 a L’Isola Delle Rose di Blanco
Sarà sicuramente la nuova hit di Blanco, la troveremo in vetta alle classifiche fino all’uscita del suo nuovo disco. Eppure, nonostante Blanco non pubblichi un singolo da diversi mesi, il mood e l’immaginario sono sempre gli stessi. Sempre romanticismo, sesso, inquietudine, nei video sempre lui in mutande che corre e si strugge. Sempre lo stesso flow, lo stesso modo di cantare. Le canzoni che sembrano tutte uguali come quelle di Ligabue. E per carità è bravo e funziona, ma dopo un po’, quando non è più la novità, stanca.
7 a Guasto D’Amore di Bresh
La canzone è stata presentata da Bresh in anteprima durante i concerti nei club dello scorso autunno, tanto da essere già molto apprezzata dai fan, che ne richiedevano la pubblicazione ufficiale, che finalmente è arrivata.
Al centro del brano c’è la passione dell’artista per la sua squadra del cuore, il Genoa, e, più in generale, è una dichiarazione d’amore alla sua città, Genova, ai suoi colori e vicoli, agli amici e alle donne che hanno percorso con lui un pezzo di strada e al mare.
Le parole utilizzate, secondo lo stile unico che ha reso il cantante ligure una delle penne e voci più apprezzate dell’ultimo anno, sono semplici e schiette, come la dedica: “quando ti vedo mi fai innamorare…”
5.5 a Pochi Pochi di Mambolosco
Qui vige un po’ la regola del “non dico niente ma lo dico bene”, peccato che Mambolosco sì non dice niente, ma non lo dice neanche benissimo.
Il beat è una mina, e forse è il brano meno peggio della sua discografia recente, però sembra la solita copia di qualcos’altro, tipo Offset, che in confronto a Mambolosco ha un’attitudine pazzesca.
Sicuramente è un brano che fa gasare, giustamente ignorante e scarno, perfetto per i club e per i Tiktok. Non è la hit della vita, ma un buon passo avanti per Mambo.
7 a Big Vrooom Big Ah Ah di Diss Gacha
Lui è davvero bravo, un artista molto particolare e unico nel suo genere.
L’uso delle parole, il flow, il ritmo, il modo di approcciarsi al beat e quella ironia sottile fanno di Diss Gacha uno degli artisti più promettenti del momento. L’unicità è sicuramente la caratteristica che caratterizza ogni uscita di Diss Gacha. Non è uguale a nessun altro, non rientra in un genere preciso, ha uno stile tutto suo, un immaginario tutto suo, un modo di usare la voce unico e ogni volta riesce a stupire.
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