
La pagella delle uscite della settimana
6.5 a La Bellavita di Artie 5ive
Come spesso accade quando escono dischi parecchio attesi, la gente si divide tra “è il disco dell’anno” e “fa schifo”. È successo anche con I Am Music di Playboi Carti, figuriamoci per La Bellavita di Artie. Per me non è il disco dell’anno, ma neanche posso dire che faccia schifo. È un disco boh. Nel senso, viste le recenti collaborazioni di Artie mi aspettavo di più, invece nel disco ci sono momenti in cui spacca, in cui penso che sia davvero un talento e altri in cui lo trovo quasi soporifero.
Per me lo stile c’è, le capacità ci sono, ma è ancora acerbo. Questo non è un disco che mi fa dire wow o mi fa venire la voglia di ascoltarlo ancora e ancora
7.5 a Futuri Possibili di Franco126
Per me questa è musica ed è soprattutto arte. Franco126 ha una penna pazzesca e la capacità di destreggiarsi in diversi contesti sonori e stilistici. Nel disco confluiscono le due anime dell’artista, quella più vicina al cantautorato di Stanza singola e Multisala e quella più rap di Cristi e diavoli con il collettivo Lovegang126. Troviamo quindi diversi episodi: dal valzer ai ritmi tipici della trap, fino ad arrivare alle ballate e alle più classiche canzoni d’autore della tradizione italiana.
5 a Il Doc 5 di VillaBanks feat. Gue, Glocky, Sayf & FT Kings
Unpopular opinion: la saga Il Doc è una delle peggiori di sempre.
Se non fosse per i vari featuring non saremmo di sicuro arrivati al quinto capitolo. E anche in questo caso a tirare su le sorti del brano ci pensano gli ospiti, o meglio Guè. Per me Villabanks è proprio scarso. Per carità, apprezzo i contenuti espliciti, ma credo che ci voglia stile anche e soprattutto per quelli e Villabanks stile ne ha ben poco, tanto per essere generosa.
7.5 a Sorridi e vuoi fumare di Clementino
Bentornato Clementino.
Questo singolo cattura perfettamente l’essenza di Clementino è sincero e diretto. È uno di quei brani in cui l’artista si apre completamente, con la sua consueta autenticità e purezza.
Le liriche, cariche di emotività introspezione, dipingono un viaggio tra luci e ombre, tra momenti di lotta e attimi di consapevolezza. Il flow incalzante e la metrica serrata si intrecciano con la narrazione personale, dando vita a un pezzo che non è solo musica, ma un vero e proprio sfogo.
7 a Morto a Galla di Carl Brave
Sono passati due anni dall’ultimo disco di Carl Brave e devo dire che è sempre un piacere ascoltarlo. Ha una capacità unica di descrivere situazioni, contesti, emozioni e di mettere sempre sullo sfondo Roma, con immagini vivide e con una sincerità cruda e disarmante, rivelando così anche la sua storia.
In questo brano Carl Brave riprende il filo della sua originale proposta sonora, ma dimostra ancora una volta la sua capacità di sperimentare con sonorità diverse, mantenendo sempre intatta la sua cifra stilistica.
7.5 a Littlefunkyintro di Neffa
È partito come uno spoiler con il quale Neffa ha annunciato il suo ritorno e soprattutto il suo ritorno alle origini. Dura solo un minuto Littlefunkyintro, e si apre con una voce robotica che ripete «Just like you did before, that’s a little funky intro» e poi arriva lui con le sue rime, il suo rap che ha fatto storia, e ci dice «vieni a sentire che ho da dire con ste rime / Con sto marchio registrato già da mo / Sono passati 30 anni e passa /Ancora in massa puoi sentire che mi copiano» e chiude «mi sa che qui mi toccherà morire per sentire un po’ di fresco».
In un solo minuto ha già detto più cose di gran parte degli artisti che oggi vanno per la maggiore.
7 a Boccone amaro di IRBIS ft. Frah Quintale
Questo è proprio uno di quei brani che vale la pena ascoltare, perché è profondo e leggero al tempo stesso, ma trascinante e coinvolgente. È come un flusso di ricordi amari, desideri e piccoli rimpianti in cui gli artisti si svelano nella propria intimità sul beat di un reggaeton lento dal sapore estivo.
6.5 a WTF di Silent Bob
Per parlare di certi argomenti, come il sesso, in modo esplicito e crudo, ci vuole stile e Silent Bob ce l’ha. Se vogliamo WTF è un brano un po’ ignorante ed esplicito, nel quale Silent Bob racconta le sue notti più cupe, perso tra incontri fugaci e pensieri annebbiati. Con rime crude e senza filtri, descrive l’attrazione verso abitudini fatte di nostalgia e autodistruzione, in bilico tra desideri e illusioni. Il brano trasporta l’ascoltatore in un viaggio immersivo, dove il confine tra piacere e abisso si fa sempre più sottile.
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