
La pagella delle uscite della settimana
7.5 a Tropico del Capricorno di Guè
Ho letto commenti di persone che definiscono questo disco pessimo e il peggiore di Guè, io lo trovo un ottimo album. È Guè e in Tropico del Capricorno trovi esattamente quello che ti aspetti da Guè, ma con notevole upgrade. E stiamo comunque parlando di un artista che in oltre vent’anni di carriera è riuscito a rinnovare e internazionalizzare come nessun altro un genere “di importazione” come l’hip hop. Tra citazioni letterarie, cinematografiche, di costume e musicali, l’album condensa in 15 tracce il meglio delle sonorità rap di ieri e di oggi, rendendo omaggio anche all’essenza della tradizione melodica e autorale italiana. Come il sample estratto da “Che soddisfazione “di Pino Daniele, che impreziosisce il singolo “Oh mamma mia (feat. Rose Villain)”, da venerdì 10 gennaio in radio, e quello di “Acqua e sapone” degli Stadio, nella traccia Meravigliosa. Come faceva Miller nei suoi romanzi anche Guè, immortala scorci della vita di un artista immerso nella contemporaneità, raccontandone senza filtri le iperboli e gli eccessi, ma anche le riflessioni più intime e sentimenti più personali, con un sound all’avanguardia e ricchissimo di suggestioni. I brani orchestrati da Gué, in effetti, funzionano come scatole cinesi: basta aprirli per scoprire una catena di rimandi, omaggi e riferimenti.
Nel disco emerge ancora una volta la grande conoscenza e passione di Guè per la musica e in certo senso è una sorta di omaggio alla black culture. Le liriche sono spesso cupe, spesso ironiche, spesso intime, intrise di riferimenti, di quello street cinema e di quella sana ignoranza che hanno da sempre caratterizzato la scrittura di Guè.
5.5 a Astro Deluxe di Astro
Già Astro non è stato un capolavoro, per essere generosa, ci mancava giusto la deluxe.
Astro ha la capacità di risultare veramente fastidioso, stridente, inopportuno, tanto che non capisco se abbia del potenziale e solo io non lo percepisco, oppure sia proprio così.
Per carità, non è tutto da buttare, alcune tracce come Burro e Come posso fidarmi meritano parecchio, il problema è tutto il resto.
5 a Quanto manca 2 di Villabanks
Quanto manca è quello che ho pensato quando ho messo play al disco, nel senso di quanto manca alla fine di questo strazio?
Secondo me Villabanks qui ha floppato, soprattutto perché ha dato vita al secondo capitolo di un progetto che funzionava e nel quale emergeva il suo talento e le sue potenzialità, ora invece pare essersi seduto, come se non sapesse che pesci prendere, come fare a brillare di nuovo e a volte è bene fermarsi piuttosto di far uscire musica tanto per.
6 a Misère di Baby Gang
“Non ho sofferto per l’amore ma per la libertà”, è una delle frasi di questo brano in cui Baby racconta la sua vita, le sue battaglie, la sofferenza ma anche la sua rivincita. Tutte cose che già conosciamo a memoria. E va bene, ci sta, il problema è proprio la miseria di linguaggio, di liricismo, un piattume totale, come uno che ti canta la lista della spesa.
5.5 a Ghetto di Rondodasosa
Solo io penso che ormai l’epoca di Rondo sia finita?
Questo singolo è davvero penoso, noioso e straziante, nel senso che è uno strazio ascoltarlo. Sempre con sta auto celebrazione, il nemico immaginario, la guerra contro tutti senza un minimo di stile nel raccontarlo. Che poi, detto tra noi, se litiga con tutti il buon Rondo un motivo ci sarà pure, ma questo esula dalla musica. Io ho l’impressione che sia peggiorato artisticamente parlando e che gli manchi quella verve che aveva all’inizio e non riesca neanche a evolversi.
7.5 a La Caciara di Ketama126
Che dire… bentornato Ketama126!
La Caciara è un brano davvero pazzesco. Dal titolo, al testo fino all’arrangiamento, è un viaggio nella migliore tradizione folk e cantautorale romana. Chitarre gipsy e fiati si incastrano perfettamente tra loro, accompagnando versi malinconici e disillusi attraverso i quali Ketama126 ci racconta Roma in questo brano che oserei definire uno dei migliori della sua discografia.
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