La pagella delle uscite della settimana

5.5 a Goblin di Drefgold

Ci ha messo 4 anni per pubblicare un disco Drefgold e 4 anni, a meno che tu non sia Marracash o i Club Dogo, sono troppi. Forse Dref pensava di essere una sorta di leggenda del genere, uno di quelli che, anche se torna dopo 10 anni, manda in tilt il pubblico, ma spoiler non è questo il caso.

Ascolto il disco e penso: “4 anni per poi pubblicare sta roba?” Non che mi aspettassi un discone da Drefgold, uno di quelli dove ti racconta chissà che, ma neanche un tale piattume. Qualche traccia carina e divertente c’è ed è assolutamente in linea con il Drefgold che conosciamo e apprezziamo, i suoni sono decisamente interessanti, tutto il resto meno. Alla fine Drefgold rimane il siparietto carino che sale sul palco al concerto di Sfera, gli dà la mano e dopo aver detto in coro uno, due, tre, canta sciroppo cade basso come l’md. E questo per me è un peccato, perché il talento non gli manca, è uno di quelli che a scuola i professori definirebbero “è bravo ma non si applica”. Forse c’è anche da dire che Goblin è arrivato in un momento in cui il mercato è saturo e pure gli ascoltatori, un momento in cui esce talmente tanta musica, che per colpire e restare deve avere davvero un valore aggiunto, perché se no finisce subito nel dimenticatoio. E un po’ forse la colpa è anche nostra, che nel grande buffet della musica che esce ogni venerdì, fatichiamo a dare valore a tutto ciò che ascoltiamo e restiamo un po’ affamati, come alla ricerca sempre di quel qualcosa in più e se non lo troviamo al primo ascolto, magari fatto in modo anche distratto, non gli concediamo il secondo, perché siamo già presi da quello che deve ancora uscire. Può essere così o può essere tranquillamente che il prodotto che stiamo ascoltando è semplicemente scadente.

6 a Mai più forse di CoCo

Mai più spero di ascoltare un disco così. CoCo si è fatto attendere, ma di fatto non ha minimamente ripagato l’attesa. Già con i singoli che hanno anticipato il disco c’era da capire che non sarebbe stato nulla di che e infatti è proprio così. Un disco carino, leggero, che non dice nulla, ti lascia ben poco e in sostanza risulta dimenticabile già dal primo ascolto.

7.5 a Fuck Tomorrow 2 di Night Skinny feat. Rkomi e Karakaz

Che mina sto pezzo. Figo, figo, figo da ogni punto di vista: sonorità, testo, attitudine.

E poi Rkomi finalmente torna a rappare e che dire, se la cava sempre bene, speriamo continui così.

7 a Certe Bugie di Nayt

Bravo Nayt, che si conferma una delle penne più interessanti e profonde del panorama urban italiano. Questo pezzo è delicato, emozionante e sostanzialmente è un insieme di ricordi, pensieri, voci che arrivano, se ne vanno e ritornano mischiate ad altre. È un ritratto fedele della realtà in cui viviamo e dei dubbi che quotidianamente ci assalgono.

7 a Vattene di Disme feat. Massimo Pericolo

Che bello il rap quando è così, scritto bene, rappato bene, profondo, onesto ed emozionante. Alla fine riesce ad arrivarti dentro più di qualsiasi altro genere ed è esattamente quello che succede ascoltando Vattene. Tema centrale del brano è la completa disillusione nei confronti di un futuro ancora incerto: talvolta la realtà fa sentire in gabbia, e questo porta a cercare vie di fuga che spesso si rivelano autodistruttive, nocive per se stessi e per gli altri. L’unico modo per evadere è soltanto la musica.

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