Il Seven 7oo Mixtape fa schifo?
La risposta è nì. Ma non si può non tenere conto che questi ragazzi stanno in qualche modo facendo qualcosa che divide, che crea rumore e di certo non lascia indifferenti. Nel bene e nel male. Da una parte hanno una grande fetta di fan che li adora, dall’altra una fetta che li detesta e pensa che la loro musica faccia schifo. Questo mi fa pensare al 2016, quando in Italia è esplosa la trap. C’era chi adorava la DPG e Sfera Ebbasta e chi invece li detestava, non capiva quella musica e la riteneva la fine del vero rap.
Eppure poi a un certo punto l’abbiamo accettata, o comunque abbiamo dovuto farlo. E oggi la rimpiangiamo pure.
Lo stesso vale per la Seven 7oo e la loro drill. Ok, sono un po’ bizzarri, non fanno una rima manco a pagarli, parlano male l’italiano, ci fanno rimpiangere i look colorati e lo slang della DPG, copiano gli inglesi, ma anche i francesi e gli americani ma è proprio per questo che piacciono all’estero.
E se parliamo di copiare, non è forse vero che in un certo senso il rap italiano ha sempre preso spunto dall’estero? Ci siamo dimenticati di quando si diceva che Mondo Marcio copiava 50 Cent e Fabri Fibra Eminem? Anche se poi Fibra aveva detto che Eminem lo aveva copiato, ma questa è un’altra storia.
La Seven 7oo di certo non porta testi, nè grandi contenuti, ma oggettivamente oggi i testi non sono importanti e Sfera insegna. Quello che conta sono le basi, l’atteggiamento, il look, l’attitudine. E la Seven 7oo ce li ha. Ed è per questo che all’estero piace, un po’ perché non capiscono cosa dicono, un po’ perché apprezzano l’immaginario di quartiere, il suono, le tute, i gesti e persino i balletti.
Il mixtape alla fine non è male. Rispecchia esattamente il mood e il mondo di questi ragazzi, nonostante sia decisamente contaminato da influenze britanniche e statunitensi. Non portano niente di nuovo e siamo credo tutti d’accordo. I testi sono estremamente ripetitivi a livello di contenuti, ma le basi sono molto interessanti.
Ci sono tracce come Lunedì decisamente interessanti e quasi intime e come Spacciatore, molto più cruda e potente. Di fatto l’album è la narrazione della Zona 7 di Milano, tra lo Stadio di San Siro, via Zamagna e le case popolari di Piazzale Selinunte, dove le storie di ragazzi con origini e percorsi diversi ma con vite incrociate, tutti nati all’interno dello stesso quartiere e accumunati da una forte amicizia e dalla passione per la musica vista come riscatto si mescolano e intrecciano.
Ed è proprio questo lo spirito del disco, diversità e unione ed emerge perfettamente in ogni traccia. Non solo a livello di vita ed esperienze, ma anche di musica. Nel progetto, infatti, convivono suoni drill e sonorità che spaziano dal rap alla trap, da atmosfere latin a brani più intimisti, sotto la supervisione artistica di Nko.
È innegabile, se parliamo di Seven 7oo che questi ragazzi, in poco più di un anno, sono riusciti ad attirare l’attenzione come una realtà mai vista in Italia e che sta iniziando a ottenere l’apprezzamento di artisti e pubblico in tutta Europa.
E di questo, che piaccia o meno, dobbiamo dargliene atto. Come dobbiamo dargli atto di essere assolutamente real. Il loro immaginario corrisponde perfettamente alle loro vite e ai loro racconti. Non fingono una realtà di quartiere, loro vivono il quartiere e la strada e raccontano esattamente quello che vivono, anche se in modo ripetitivo e spesso basic, ma sono esattamente quello che dicono di essere, a differenza di tanti che fingono un’appartenenza a una strada che hanno visto solo nei film.