Il disco di luglio 2021 è Milano Soprano di Don Joe

Il 9 luglio usciva Milano Soprano, il nuovo disco di Don Joe, che può essere tranquillamente e unanimemente definito uno dei producer migliori, se non addirittura il migliore, del panorama hip hop italiano. Ha sempre creato suoni che hanno dettato tendenze e che sono stati poi ripresi dagli altri. Non solo, se oggi in Italia la figura del producer è importante tanto quella dei rapper indubbiamente è anche merito. Insomma, una sorta di leggenda vivente.

Peccato che il disco, che di per sè è una bomba e una perla rara, non abbia avuto il successo che meritava.

Innanzitutto si erano create troppe aspettative. Prima perché si sperava in un Thori e Rocce 2 e poi perché dal video promo che anticipava la tracklist ufficiale si era percepito un ritorno dei Club Dogo. Questa è stata sicuramente l’aspettativa maggiore che girava intorno al disco e che poi, una volta svelata la tracklist ha lasciato non poco amaro in bocca. C’è infatti la traccia Dogo Gang, ma senza i Dogo.

Dogo o non Dogo il disco è una mina.

Con Milano Soprano, Don Joe ha voluto rappresentare il nuovo e il vecchio di Milano, gli artisti che hanno fatto la storia, anche se alcuni di loro sono rimasti nel cosiddetto underground, ma indubbiamente il loro stile, e mi riferisco a Caneda, Vincenzo Da Via Anfossi e Ted Bee, è spanne sopra rispetto a quello delle nuove leve.

A livello di sonorità il disco non ha eguali. Don Joe è sempre stato un visionario e spesso e volentieri alcune delle sue scelte sono state capite, apprezzate e osannate con il tempo. Gli artisti coinvolti hanno realizzato strofe decisamente potenti, a iniziare da Jake La Furia in Big Checks, la traccia che apre l’intero progetto. Dire quale sia la strofa migliore è difficile, ma forse Caneda è quello che più di tutti ti fa letteralmente cadere dalla sedia. È stato molto interessante vedere artisti non appartenenti alla scena rap, come Venerus, Coma Cose e M¥SS KETA, ecco forse l’unica di cui si poteva tranquillamente fare a meno.

La pecca del disco è insita proprio nella tracklist e nella scelta degli ospiti. Perché se parliamo di Milano e di rendere omaggio al suono di quella che è la capitale del rap italiano, sicuramente alcuni nomi mancano, come Lazza, Vegas Jones, Sfera Ebbasta, Fedez, Egreen, artisti che comunque hanno contribuito a rendere grande il suono milanese. Don Joe ha fatto una scelta strana, di difficile comprensione, chiamando artisti che sì sono di Milano, ma che non la rappresentano a dovere. Il suo è sicuramente un progetto ambizioso. Ha voluto sperimentare e non scadere nel banale, cosa che tra l’altro non ha mai fatto, ma che ad oggi non lo ha premiato.

Sono sicura che però questa sia solo una condizione temporanea. Per il modo in cui è stato concepito, creato, realizzato e per il risultato finale di Milano Soprano, questo disco è destinato ad entrare nella storia del rap italiano. Tra qualche anno sarà considerato uno dei classici e finalmente avrà il lustro che merita.

Lascia un commento