È stata la soluzione giusta quella di chiudere le discoteche?
La notizia che sta facendo parecchio discutere nelle ultime ore è legata alla decisione del governo di chiudere le discoteche. Da oggi, 17 agosto, tutte le discoteche, le sale da ballo e i “locali assimilabili” dovranno restare chiusi. Nel testo dell’ordinanza dell’Esecutivo è stato chiarito che non saranno ammesse deroghe regionali alla normativa nazionale. La decisione avrà effetto almeno fino al 7 settembre prossimo.
Non solo, dal vertice, il premier Conte ha stabilito che dalle 18:00 alle 06:00, su tutto il territorio nazionale, all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti, sarà obbligatorio indossare la mascherina.
Ovviamente dopo questa nuova ordinanza si è scatenato il dibattito, tra chi è d’accordo e chi lo ritiene superfluo. In questi mesi, post lockdown, avremmo dovuto tutti rispettare alcune regole: indossare la mascherina, lavarci le mani e mantenere la distanza. Regole che sono andate letteralmente a puttane. Ci siamo trovati in estate, in località turistiche, con la voglia di dimenticare la pandemia e anche forse con la convinzione che anche il virus sia andato in vacanza. Così via libera a spiagge affollate, tanto in spiaggia il covid non c’è, serate in discoteca, feste, piazze gremite, mercati intasati, così come ristoranti, bar e via dicendo. Ma la colpa della diffusione del covid è delle discoteche.
Bastava forse seguire le regole dall’inizio. Evitare di comportarci come delle capre, sopportare il fatto di andare a ballare in un modo diverso da quello che conoscevamo, magari evitare di intasare ulteriormente i locali con guest. Il governo o le regioni avrebbero dovuto dare ai locali l’autorizzazione e l’autorità per garantire la distanza tra le persone e il rispetto, non solo del distanziamento sociale, ma anche dell’uso di mascherine. Perché sì che siamo in estate e in vacanza, ma il virus a quanto pare non è andato in vacanza e non possiamo rischiare un’altra pandemia con conseguente lockdown.
Tra artisti che chiedono al pubblico di ammassarsi sotto palco, foto, video e stories di locali riempiti all’inverosimile, i nostri politici sono arrivati a fare l’unica cosa che sanno fare: chiudere le discoteche. Praticamente è stato servito su un piatto d’argento il motivo per chiudere tutto e trovare un capro espiatorio facilissimo chiamato MOVIDA. Quello che però viene ignorato è che il virus non è localizzato solo in discoteca, ma anche nelle spiagge affollate, nelle piazze, nei ristoranti, nei negozi dove l’uso di mascherine e la distanza sono optional.
Quindi siamo arrivati a mettere ulteriormente in ginocchio un settore già nella merda dal punto di vista economico. Perché le discoteche non sono solo il luogo dove i ragazzi vanno a divertirsi e di cui si può fare tranquillamente a meno, ma la fonte di guadagno di milioni di lavoratori che con quel divertimento considerato inutile campano e mangiano a fine mese.
Al posto di chiudere le discoteche il 16 agosto, che è come dire metto il preservativo a fine rapporto, sarebbe stato meglio permettere a queste persone di lavorare trovando un modo concreto per far sì che tutti rispettassimo le regole e usare tutti un minimo di cervello. Perché da nord a sud le località turistiche sono intasate di giorno e di notte, gli stessi proprietari di bar o negozi non usano mascherine e non garantiscono le distanze, ma, al posto di fare controlli e multe se necessario, a farne le spese è stato ancora una volta l’unico settore considerato superfluo. Se siamo arrivati a questo punto, però, la colpa è da imputare anche ai gestori dei locali che li hanno riempiti all’inverosimile, fregandosene completamente delle norme che erano state date, ai booking degli artisti che hanno continuato a vendere date facendo sì che i locali si riempissero ancora di più per far fronte alle spese, il tutto pur di guadagnare quanto non avevano guadagnato nei mesi scorsi. Il buon senso comune avrebbe dovuto far sì che tutti si dessero una regolata e forse non saremmo arrivati a questo punto.
Ora i locali sono chiusi, chi ci lavora non guadagna, gli artisti continuano a non avere entrate dai live e le piazze e i bar saranno ancora più gremiti. Arriveranno a chiudere anche loro?