È Finita La Pace di Marracash – la recensione di Rebel

Era il 13 dicembre 2024, un venerdì qualunque, quando ci siamo svegliati e abbiamo avuto una mega sorpresa, manco fosse il giorno di Natale. Marracash ha pubblicato il nuovo disco. Erano tipo le 8.30 del mattino. Ero seduta sul divano con sigaretta e caffè, telefono in mano ricevo un’altra mail. Penso, sarà l’ennesimo comunicato dell’ennesima uscita del venerdì di cui non me ne frega un cazzo. Leggo Marracash pubblica il nuovo album. Mi esalto da sola, rido, vado su Spotify. Metto play. È tutto inizia esattamente dove era fino. “Mi sono ripreso, ok, sono pronto”. È Power Slap, che inizia potentissimo, come la potente Cliffhanger che aveva chiuso Noi, loro, gli altri.

Marra è in forma smagliante. Ce l’ha con tutti. Ne ha per tutti. Attacca tutti. I suoi colleghi, l’industria, la stampa, il rap italiano che non sa più come dire che non sa più cosa dire. Perché lui è Marracash. Lo stesso che nel 2011 si è autoproclamato king del rap e lo è diventato per tutti. Lui è il king, può dire e fare ciò che vuole, pure pubblicare un disco a sorpresa senza featuring. Ora però mi aspetto, per coerenza, che, dopo questa scelta e dopo aver sparato a zero sul rap italiano, faccia il tour negli stadi senza ospiti. Se no diventa un paraculo, con il solito nemico immaginario, con una rivoluzione fatta per elevare il suo status e con le solite frasi rivolte a tutti e nessuno. 

Entriamo nel vivo e metto le mani avanti. 

Odiami pure, smetti di leggermi e unfollowami, perché non starò qui a leccare il culo a sua maestà Marracash, perché non sto a dire che è un disco epocale, il miglior disco di sempre o il migliore della sua carriera. Fantastico il fatto che Marra abbia pubblicato un disco a sorpresa, fantastico che sia senza featuring, Guè compreso, fantastico che non abbia fatto promo di alcun tipo, del resto è Marra, gli si lecca il culo a prescindere e a prescindere spacca e resta intoccabile tra gli intoccabili. Il disco non è da buttare e ci mancherebbe altro che lo fosse, ci sono tracce, parole, barre e frasi che sono dei capolavori, ma alla fine sembra che a Marra piaccia vincere facile. Il 90% di quello che esce oggi è ai limiti dell’osceno, e a lui onestamente basta pochissimo per vaporizzare con 13 canzoni quasi tutta la scena. Nell’album ci sono tracce che spaccano, Vittima è poesia pura, Lei è una mina, Gli sbandati hanno perso idem, ma è davvero il meglio che Marra può fare e dare? Per me no. Alla fine ci dice esattamente quello che avevamo bisogno di sentirci dire. Sputa su politica, scena, industria, giornalismo, brand, su tutto quel circo di cui fa parte, in tutti quei piatti in cui ha mangiato per anni. 

Lo fa bene, perché ha stile, ha una penna pazzesca, ma mi dispiace dirlo, si sente che il disco è stato chiuso in una settimana. Non è un capolavoro. Non è tutto quello che Marra può darci, ma solo un 60%. Certo, gli facciamo un applauso e pure una standing ovation percce è Marra, perché ha preso più di una posizione, perché non ha avuto paura di criticare tutto quello che c’è da criticare, ma questa è la base del rap e Marra lo sa fare e anche molto meglio di così. Ho trovato un po’ di qualunquismo in questo disco, che per certi versi considero una sorta di Status venuto meno bene. Mi piace che abbia ripreso la situazione in mano e la sua voglia di criticare e prendere posizione e lo fa benissimo per carità, ma forse c’è fin troppa paternale e poco succo. E soprattutto voglio vedere cosa farà dopo un disco del genere. Dopo aver detto tutto quello che ha detto, dopo aver preso più di una posizione. La manterrà?

C’è chi dice che il disco sia un flop, chi un capolavoro assoluto. Sicuramente, più di ogni altro disco di Marra, È finita la pace è un disco cupo, dove c’è molto Fabio e meno Marracash, un disco nel quale esplora e ci racconta i suoi lati più oscuri, le sue debolezze di uomo, le fragilità e le paure e lo fa egregiamente. La musica è e deve essere anche questo. Ed è da apprezzare che un artista al top come Marra voglia ancora correre dei rischi e non si rifugi nella sua zona di comfort nella quale vince ormai da anni, ma voglia uscire anche lui da quella bolla. Eppure non posso fare a meno di pensare che alcune tracce del disco sono noiose, che mi fanno dire “basta con sta lagna”, e “ma questo lo ha già detto”.

Il problema e il punto fondamentale è che da Marra ti aspetti sempre di più. E questo non è quel di più che può darci.

Post a Comment