c@ra++ere s?ec!@le di thasup – la recensione di Rebel

Questo disco si chiama c@ ra+vere s?ecl@le perché, chi mi conosce lo sa, riesco a spiegar- mi meglo oon la musica, piuttosto che a parole.

È una di quelle cose che impari ad accettare col tempo, solo lavorandoci, uno di quei difetti che se sai come prendere perché diventi un pregio.

Sono sicuro, per esempio, che molti di queli che ascolteranno il disco riusciranno a immedesimarsi nelle mie frasi, a sentirsi meno soli, proprio come è successo a me con i miei artisti preferiti.

Lobiettivo dell’album, è proprio questo, e spero che questo disco arrivi a quante più persone possibili. Nei miei periodi più bui probabimente avrei trovato conforto in un album come e spero che abbia lo stesso effetto per chi lo ascolta.

c@ra++ere s?ec!@le il secondo disco di thasup, arriva a tre anni di distanza da 23 6451 e tutti sappiamo che il secondo disco è sempre più difficile del primo. È un po’ la prova del nove. Thasup è arrivato sulla scena rap giovanissimo e ha subito dimostrato di essere un enfant prodige. Una sorta di genio, misterioso, con un linguaggio tutto suo, un suono tutto suo, ma in grado di colpire e catturare.

Oggi, quell’enfant prodige è cresciuto, ha affinato la sua arte ed è pronto a farla sentire a un pubblico più vasto.

c@ra++ere s?ec!@le è w@o o w()w, giusto per restare in tema thasup, che resta fedele al suo linguaggio e ci propone 20 tracce ricche di ospiti, suoni, parole e testi. Spesso incomprensibili, perché a volte per capire cosa dice, ci vorrebbero i sottotitoli, ma alla fine senti la musica, quei suoni che spingono e catturano e pensi che preferisci non capire un cazzo di quello che dice, piuttosto che ascoltare certi dischi dove i testi si capiscono fin troppo bene.

Rap, trap, elettronica, R‘n’B, funky, rock, pop: sono tantissimi i generi che thasup incontra e stravolge in c@ra++ere s?ec!@le, senza mai abbracciarli completamente, ma facendoli suoi. Ecco perché è impossibile classificarlo, non si può dire “questa canzone è trap”, “questa è più rock”, perché alla fine puoi solo dire “questo è thasup. E basta. Può non piacere, può risultare troppo o poco comprensibile, ma non si può non ammettere che sia davvero unico nel panorama musicale italiano. Non c’è nessun altro come thasup ed è questo lo rende geniale e assolutamente riconoscibile. Non è un semplice cantante o un producer. È una specie di ibrido. È un cantante, un producer e un beat boxer. È thasup e basta e fa semplicemente musica, la sua musica.

Ha un approccio semplice e diretto, anche se all’apparenza può non sembrare, ma parla ai suoi coetanei con la lingua che loro conoscono meglio. Usa parole semplici, che però vengono storpiate, risultano a volte incomprensibili, ma che finiscono magicamente per diventare un tutt’uno con la musica.

Parla di amore, sesso, paure, insicurezze, casini mentali, pare e vita semplice e comune, che lo accomuna ai suoi coetanei, come se le 20 tracce che compongono il disco fossero un flusso di coscienza, un diario dove appunta pensieri es emozioni.

Le parole che diventano suoni, lo slang tutto suo e i suoni assolutamente unici fanno di c@ra++ere s?ec!@le un disco innovativo, a tratti geniale, immediato nel suo essere indecifrabile, fresco ed estremamente estroso. E in questo contesto si inseriscono gli ospiti. Coez, Mara Sattei, Tiziano Ferro, Shiva, Rkomi, Tananai, Pinguini Tattici Nucleari, Lazza, Sfera Ebbasta, Salmo e Rondodasosa sono artisti estremamente diversi tra loro e da thasup, ma che sono entrati nel suo mondo, nel suo mood, nel suo linguaggio. Tutti, nessuno escluso. E in questo senso a sorprendere più di tutti è sicuramente Tiziano Ferro. rOtOnda è una delle big hit del disco.

Quindi c@ra++ere s?ec!@le è il disco dell’anno?

No. Secondo me no. È un ottimo disco, sicuramente geniale sia proprio come prodotto in sè, che come scelta di marketing. Basti pensare alla pop house, al primo live di thasup organizzato al Fabrique di Milano la sera prima della release, dove per la prima volta è salito su un palco e si è esibito, o alla scelta di usare story line al posto dei testi dei brani pubblicati su Spotify.

Anche queste sono geniali, frasi semplici, ma di impatto emotivo, come “Mi piace pensare che nelle cose che ti tengono su nella vita, di normale non ci sia nulla”; “Mi guardo intorno, e ho chi, vicino a me, mi fa tornare la speranza”;, “Non c’è niente di più liberatorio di sapere di poter sbagliare” o “L’importante è stare bene”. Un modo semplice di comunicare, ma trasversale e in grado di arrivare benissimo all’ascoltatore e di creare empatia con lui.

Eppure a c@ra++ere s?ec!@le così come a 23 5461 manca un concept. Non sono dischi che hanno un inizio e una fine con un racconto in mezzo ben definito, sono più una serie di canzoni, una playlist, a volte confusa, sicuramente caotica, che suggerisce alla fine un po’ di caos. E forse è proprio il caos che domina la musica di thasup.

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