Black Pulcinella: il rap senza vanità di Clementino

Cazzo che disco! È la prima cosa che ho pensato quando ho ascoltato Black Pulcinella di Clementino.

Vuoi sapere la seconda? La Iena è tornata.

Ed è decisamente più black. Non solo perché il titolo è Black Pulcinella, ma anche per il carattere black del disco.

Clementino è sempre stato quello vivace, un po’ casinista, tecnicamente eccellente, ma decisamente sopra le righe ed ironico. Eppure in Black Pulcinella, che tra l’altro è il suo ottavo disco, emerge un lato più serio. Sicuramente meno scanzonato, più intimo e dark. Proprio come “The dark side” che è appunto quel lato oscuro che non era mai uscito fuori da Clementino, o che forse non era ancora pronto a mostrarci.

Black Pulcinella è un disco hip hop. E davvero non ci sono cazzi su questo. È hip hop. Forse perché è stato creato tra Napoli e la California, e così risente delle influenze neomelodiche partenopee e del rap vero. O forse perché Clementino non voleva fare un disco con la hit pop, o che strizzi l’occhio al pop, per arrivare al cosiddetto mainstream o a un pubblico più vasto. Il suo mainstream sembra ormai essere solo la televisione. Non a caso, dopo aver fatto il giudice a The Voice Senior, ora conduce Made in Sud. E avendo questo spazio nel mainstream, può tenere la sua musica così com’è. Rap. Senza compromessi. Come piace a lui.

E così emerge innanzitutto un attaccamento quasi morboso alle sue radici da rapper e all’old school e il suo essere un MC a tutto tondo: rapper, freestyler e intrattenitore.

Nel disco, Clementino gioca e spazia tra le melodie partenopee, il suo rap che non sbaglia un colpo, punchlines, black humor, freestyle e un’intimità decisamente più matura.

Tra momenti vietati ai minori e qualche dissing sparso qua e là, Clementino conferma di essere uno dei migliori rapper italiani e riesce a mostrare il meglio di sé non solo nelle tracce più rap, ma anche in quei momenti più adulti e cupi. Come Univers, forse l’apice dell’intero disco, una ballata che rende omaggio alla sua napoletanità pur attraverso un testo in italiano. O come l’intensa Non passa mai, o ancora la ballata Amore lo-fi, con Madame.

Black Pulcinella è un disco completo da ascoltare davvero dall’inizio alla fine (cosa tra l’altro non scontata), che mostra un Clementino davvero in ottima forma. Ti mette l’ironia e la parodia in ATM, ma anche il frestyle e le rime più dirette e crude in Capate Storte con Mattak, MKCNF8 con Nerone e Black Pulcinella.

E arrivata all’ultima traccia, ho capito che Clementino spacca davvero. Ok, lo sapevo già. Ma in un momento in cui senti dischi rap che virano verso il pop e rapper parlare pressoché esclusivamente di cose materiali con un ego smisurato, quando ascolti Black Pulcinella, non puoi fare altro che notare che c’è ancora chi fa un disco rap con i controcazzi e soprattutto un disco con tanta verità e nessuna vanità.

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