Back in the days: Ragazzi Madre di Achille Lauro

Pochi giorni fa Achille Lauro ha annunciato Comuni Mortali, il suo nuovo disco in uscita il 18 aprile.

Se penso ad Achille Lauro, non posso non pensare a quello che finora è il suo disco più epico, quello che ha contribuito a fare la storia della trap in Italia, Ragazzi Madre, uscito nel 2016.

Un disco che arriva in un periodo in cui la musica era in bilico tra quella che era la nuova ondata trap e quelli che difendevano a spada tratta il rap “old school”. Achille Lauro esce con un disco che non sta né da una parte né dall’altra. Un disco che porta un suono nuovo e che sa di ventata d’aria fresca. Un disco che, a nove anni dalla sua uscita, resta un culto del genere.

Ad anticipare il progetto sono due singoli, CCL e Teatro e Cinema. Due pezzi diametralmente opposti per sound e stile, ma che comunque hanno in comune quelle storie di strada che Lauro racconta utilizzando una lirica che permette a questo tema di non diventare mai banale dandole nuova vita. Usa un linguaggio crudo, toni scabrosi, ma anche più leggeri, ironici e intimi.

Il suo street background influenza quasi tutti i testi del disco, il suo modo di raccontare è unico e il sound è innovativo e nuovo. 

Con Ragazzi Madre è stata subito chiara una cosa: Achille Lauro era diverso da tutto quello che usciva in quel periodo. Non era un trapper neanche quando faceva trap, non era un rapper neanche quando faceva rap, forse è stato urban prima ancora che si usasse la parola urban per descrivere tutto e niente, lui è sempre rimasto solo Achille Lauro. 

Lui sperimenta, si spinge sempre oltre, ma la radice è la medesima anche a distanza di 9 anni. È cambiato solo il contorno e ovviamente i mezzi. Ma resta sempre quel ragazzo innamorato della musica, che si ricorda l’inizio, che voleva avere tutto, ma non per farlo vedere, e che non dimentica le persone che hanno fatto tutto questo viaggio insieme a lui e che tiene ancora accanto e soprattutto gli ultimi, quelli che come lui dieci anni fa, stanno cercando il loro posto nel mondo e si sentono dire “non sei nessuno”.

In questo senso credo che la canzone che meglio possa raccontare questo disco e il percorso che poi ha fatto Lauro, sia Barabba II.

Una canzone che è una poesia, ma anche un grido di aiuto.

“Pregando non solo per me

Pregando per giorni migliori per chi è con me

Chi era con me non ha scelto mai ‘sta vita qua

Guardando la sua vita ho promesso di farcela

Non siamo solo vittime delle cose che fai

Ma si è solo vittime del perché lo fai

Perché lo fai, questo è quello che non chiedi a te

Prima di guardare me e chiederti perché

Forse non sai, penso forse non sai

Di come stai quando vuoi di più

Quando non sai più cosa vuoi di più

Fingerò di stare bene”.

Se pensiamo alla trap di quel periodo, non si può non pensare alla moda, ai brand di lusso citati nelle canzoni, quasi come se identificassero uno status. E anche in questo Lauro si è distinto. L’aspetto moda che ha voluto dare, per esempio in CCL, è diverso da quello che in genere si sente nelle canzoni, non ha usato la classica “rima al vestito” dove si elenca quello che si indossa, ma la sua chiave è il senso di conquista, l’arrivare a conquistarsi una giacca di una marca particolare o un paio di scarpe di un altro brand di lusso grazie alla musica e lo ha fatto con un ritornello quasi “gridato”. Lo stesso concetto che viene poi espresso anche in Ulalala quando dice “Volevo avere, ma non per farlo vedere”.

Recentemente Artie 5ive ha dichiarato che Ragazzi Madre è stato uno dei dischi che lo hanno influenzato maggiormente e non è difficile da credere. È un disco che non ha età, non ha confini generazionali e che non è legato a nessun periodo storico, che esula da qualsiasi genere musicale, perché è trap ma non è trap, è un disco che parla di un vissuto, di emozioni e sentimenti nei quali chiunque può rivedersi e che attraversa tranquillamente diverse generazioni.

L’impatto di Ragazzi Madre è stato talmente forte che in tanti in questi anni hanno sperato in un Ragazzi Madre 2 ed è questo, al di là di numeri e certificazioni, che dà la percezione di ciò che un album ha rappresentato e che rappresenta tutt’ora. Oltretutto, se si pensa al percorso artistico di Lauro, non si può non notare che c’è un filo conduttore che lega tutta la sua discografia, da Dio C’è a Incoscienti Giovani. E non è solo il fatto di aver cavalcato le tendenze creandone di sue, ma è proprio il suo background, il suo vissuto e il modo di raccontarlo, che troviamo in brani vecchi come Lost For Life, La Bella e La Bestia, o Barabba II e ritroviamo in 16 marzo e in Incoscienti Giovani.

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