
Squallor di Fabri Fibra ha compiuto 10 anni
Nel 2015, dopo una pasquetta carica di alcol, scopro che Fibra ha appena rilasciato il suo nuovo video e, addirittura, il suo nuovo album ‘Squallor’. Era il 7 aprile e da subito ho ritenuto pazzesca l’idea di non annunciare nulla, se non al momento del rilascio. Niente promo, niente interviste, niente singoli. Il risultato di disco d’oro non glielo toglie comunque nessuno, ponendo Fabri all’interno di uno degli uomini più coraggiosi di sempre per la sua scelta, ovviamente musicalmente parlando.
‘A volte’ è un brano coraggioso, con cui Fibra consegna di nuovo al rap italiano Gel, l’ex membro del Truceklan, che da lì ricomincerà a scrivere. Il testo è pesante e le paranoie, le scelte, i dubbi di due artisti salgono a galla. E non si tratta solamente di musica ma, anche, e soprattutto di vita. Un riquadro di due uomini deboli in mezzo ad una società che corre veloce, carichi di ripensamenti su ciò che è avvenuto, è stato fatto, si farà.
C’è da dire una cosa. Con Squallor Fibra ha rotto gli schemi. Lasciamo stare che per me è uno dei migliori dischi Fibra, ma è stato l’unico, fino a quel momento, e parliamo di rapper all’apice del successo e sotto contratto con una major, ad aver completamente ignorato il business plan gestito dalla major stessa.
Pochi mesi fa ci siamo stupiti quando Marracash ha pubblicato È Finita La Pace con le stesse modalità con cui Fibra pubblicó Squallor. E il disco è il frutto di un ingranaggio che fa parte di un meccanismo ma che decide di sabotarlo dall’interno.
In Squallor, letteralmente squallore, Fabri Fibra ci sbatte in faccia lo squallore della società in cui viviamo. Politica, società, musica, industria, piani alti e piani bassi, finiscono tutti nello squallore, tutti hanno un lato squallido e nelle 18 tracce che compongono il disco (21 nella versione digitale) Fibra ci regala una fotografia della società in cui viviamo. E se ci pensi 10 anni dopo non è migliore, forse uguale.
Ti credi un artista finché non ne incontri uno vero
Io lo faccio il rap mica lo indosso
Questa musica va contro un sistema intero
In Italia è l’esatto opposto
La famiglia decide il tuo nome
Da lì in poi è tutto in mano alla TV
Quello che colpisce di Squallor è che è il disco più libero mai fatto da Fabri Fibra. Un disco frutto della sua visione, della sua arte, e privo di ogni regola che possa essere dettata dal mercato.
Ovviamente non si può parlare di Squallor senza parlare di Il rap nel mio Paese, che contiene l’ormai celeberrimo dissing a Fedez “non uso mai l’inglese ora faccio un’eccezione fuck Fedez”, che arriva dopo che Fedez ha dissato Paola Zukar (manager di Fibra) in Veleno per Topic.
Riascoltandola ora, mi lascia un senso di entusiasmo e anche tristezza, forse quella è stata una delle ultime volte che un rapper, mega conosciuto, super famoso, all’apice del successo, ha dissato un collega facendo nome e cognome in una traccia inserita nel suo disco e con il videoclip che ha fatto da apripista al progetto stesso.
Ora siamo per lo più abituati a dissing velati, rivolti a tutti e nessuno, a dissing su Instagram, a qualche diss track. Ma se si parla di dissing veri e propri Fabri Fibra è stato un maestro. Se ci pensi, Squallor stesso è arrivato dopo che Fibra ha praticamente sotterrato Vacca, e nel disco ci mette un altro dissing. Una cosa che mi fa dire “quanto cazzo era figo il rap”.