“Sessista, misogino, omofobo”: Lugano non vuole Fabri Fibra
Siamo tornati nel 2016 quando Fabri Fibra ha dovuto dare 20.000 euro a Valerio Scanu, che secondo la sentenza emessa dal Tribunale di Milano sarebbe stato oggetto di diffamazione da parte dell’artista di Tradimento, reo di aver composto un testo dai toni giudicati offensivi mirati alla persona di Valerio Scanu.
Oppure siamo tornati nel 2013, quando Fabri Fibra è stato cacciato dal Concertone del primo maggio per i testi delle sue canzoni ritenuti sessisti e omofobi.
Le stesse identiche accuse che oggi gli muove il collettivo femminista “Io l’8 ogni giorno”, che non vuole che il rapper si esibisca a Lugano il 6 luglio.
“Non concediamo alcuno spazio pubblicitario e promozionale a chi banalizza e legittima la cultura sessista, misogina, omofoba, violenta e discriminante per farne un vettore commerciale“. È con queste parole che il collettivo femminista chiede di annullare il concerto che il 6 luglio vedrà esibirsi in piazza Luini a Lugano Fabri Fibra, ritenuto un “controverso” rapper italiano.
Ma siamo seri? Nel 2022 ancora si ritengono i testi di Fibra sessisti, omofobi e misogini? Ancora? Ma non abbiamo capito proprio un cazzo allora… Eh ma c’è anche chi dice che incita all’odio e allo stupro.
“Ci siamo trovate allibite e incredule – scrive il collettivo femminista – di fronte alla decisione di offrire un palco illustre, altamente simbolico e un’ingente campagna pubblicitaria a un personaggio che da vent’anni costruisce la propria fama e profittabilità commerciale inneggiando pubblicamente all’odio e alla violenza contro le donne e le persone Lgbt, vantandosi regolarmente di perseguire unicamente una logica utilitaristica e le esigenze di mercato nella scelta dei contenuti e della violenza dei suoi messaggi“.
Indignate e arrabbiate, le femministe sottolineano che “non si tratta di libertà d’espressione ma di incitamento all’odio e alla violenza”.
Esagerate le femministe di Lugano, città che tra l’altro ospita spesso e volentieri Guè, che di certo non canta poesie d’amore alla Lucio Battisti, ma neanche alla Ermal Meta.
Per fortuna che il vicesindaco di Lugano, Roberto Badaracco, ha capito qualcosa di Fabri Fibra e del rap e ha dichiarato che il concerto si farà.
Il vicesindaco ha risposto alle polemiche e accuse delle femministe in un’intervista rilasciata a laregione.ch, dove dichiara “mi spiace che queste contestazioni sui contenuti dei testi arrivino soltanto ora, a concerto pronto, a biglietti venduti. Dico questo perché non si tratta di brani recenti. È innegabile che in passato Fabri Fibra si sia espresso decisamente oltre i limiti, come è vero che si sta parlando di canzoni che risalgono a dieci, quindici anni fa. Per quanto mi risulta, l’artista si è espresso sul fatto che la crudezza di molti suoi testi rappresentavano lo stato d’animo di un ragazzo di 16-18 anni. Oggi ci troviamo di fronte a un uomo che in Italia ha rivoluzionato un genere musicale, che ha dato una vera e propria svolta al rap”.
Al di là del fatto che il concerto si tenga o meno, credo sia assurdo dover leggere ancora frasi come “incitamento all’odio, alla violenza, sessismo, omofobia” legate alla musica di Fabri Fibra nello specifico, ma in generale al rap italiano. E vorrei che Fibra salisse su quel palco e cantasse Gonfio Così.
Credo che le femministe dovrebbero smetterla di indignarsi per ogni minima cosa e creare polemiche su tutto. Soprattutto sulla musica. Questa è una polemica sterile, nonché stupida e infondata e dettata più dal voler indignarsi a tutti i costi che fondata su basi oggettive.
Saranno 20 anni che Fabri Fibra si sente accusare di essere omofobo, misogino e sessista e che il rap “invita alla violenza e all’uso di droga” da parte di chi parla a vanvera, non conosce il genere, sputa sentenze basate sul nulla e resta nella sua ignoranza.
È ora di smetterla di denigrare un intero genere musicale e sfruttarlo solo quando serve ad aumentare pubblico e audience. E soprattutto è ora di smetterla con questo politicamente corretto, perché distrugge l’arte e persino il rap, che tutto deve essere tranne che politicamente corretto.