Prostituite, depressi, invisibili e sofferenti sono i protagonisti di Moltitude, il nuovo disco di Stromae

È uscito venerdì (4 marzo) Multitude, il terzo album in studio di Stronae, che arriva a ben 9 anni di distanza da Racine Carrée.

Multitude è un collage di suoni provenienti da tutto il mondo, uno sguardo alle vite degli altri, un’attualissima narrazione della diversità.

E a proposito di narrazione della diversità, nel video di Fils de Joie, estratto dal disco, Stromae rende omaggio a una sex worker che viene elevata allo status di eroina. Perché, come ha raccontato lo stesso Stromae durante una recente intervista, l’idea è nata da un programma televisivo francese nel quale venivano raccontate le storie dei figli delle prostituite. Un bambino racconta che un uomo una volta gli ha detto di essersi fatto sua madre e ha deciso di raccontare il punto di vista delle prostituite, perché tutti hanno un’opinione su di loro, ma loro opinione non interessa mai a nessuno.

Multitude arriva dopo un periodo di estrema difficoltà e sofferenza fisica, che ha costretto Stromae a rallentare drasticamente il ritmo lavorativo per rimettersi in forma.
Ha sfruttato questo periodo della sua vita per identificarsi più intimamente e per osservare gli altri mettendosi nei panni dei personaggi per i quali prova “compassione”, nel senso buono del termine.

Gli uomini instabili di La Solassitude e Mon Amour, il figlio della prostituta in Fils de Joie, i protagonisti depressi e suicidi di Mauvaise Journée e L’Enfer, la coppia male assortita di Pas Vraiment, gli invisibili di Santé, le donne sofferenti di Déclaration.
Li abbraccia tutti con gentilezza e altruismo, fornendo un ritratto toccante di ognuno di loro. Da qui la scelta del titolo Multitude assume un significato profondo, lo stesso che ritroviamo in una poesia di Walt Whitman e che potrebbe tranquillamente descrivere il disco di Stromae: “Io sono grande, io contengo moltitudini, io sono di ogni colore e casta, di ogni rango e religione”.

E in Multitude Stromae racconta la condizione umana in tutta la sua diversità.

Dal punto di vista sonoro, nel disco Stromae sperimenta anche suoni particolari e etnici, frutto probabilmente di diversi viaggi fatti in Mali, Perù, Bolivia, Argentina, che qui diventano la caratteristica sonora e rendono Moltitude una sorta di una finestra sul mondo e sulle persone che lo abitano.

E quindi troviamo un violino cinese in La Solassitude, un flauto ney persiano in Pas Vraiment, un charango andino in Mauvaise Journée, e il tres venezuelano in Mon Amour, tutti strumenti molto particolari che nella maggior parte dei casi sono suonati da veri musicisti.

Non solo, nel disco ci sono anche canzoni mongole e musica tradizionale sahariana, che sottolineano l’interesse e la voglia di Stromae di “avvicinarsi all’altro”.

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