L’intervista di Rolling Stone Italia a Guè Pequeno piena di “cosa pensi di…?”
Guè Pequeno torna a far parlare di sé e non tanto per il disco Mr. Fini che uscirà domani (26 giugno) quanto più su quello che ha da dire su Ghali e altri artisti della scena. Perché la verità è che se non parli degli altri e crei argomenti la tua intervista interamente basata sul disco la leggono in pochi e gira nettamente meno. E qui la “colpa” non è di Guè Pequeno, ma di chi l’ha intervistato, ovvero Rolling Stone Italia, perché se hai davanti un artista, di cui hai sicuramente già ascoltato il disco e passi la metà delle domande a chiedergli cosa pensi di Ghali, tha Supreme, Lazza, Salmo, la trap e compagnia bella, ne esce fuori un gossip gigantesco che tutti prendono e riportano esattamente come sto facendo io. E non si parla del fatto che Guè Pequeno ha tirato in mezzo altri colleghi per farsi la promo, ma di Guè Pequeno che risponde alle domande “cosa pensi di” del suo intervistatore. Quindi in questa intervista non scopriremo cosa significa la rima x tratta dal brano y, né tanto meno le influenze artistiche e di vita che hanno portato Guè Pequeno a creare Mr. Fini, ma scopriremo cosa pensa Guè Pequeno dei suoi colleghi.
Ok, gossip e solo gossip che fa tanti click a Rolling Stone Italia, e ai siti come Rebel Mag che riportano le parole di Guè e alle pagine Instagram che le condidono nei loro post.
Va bene iniziamo. Cosa pensa Guè Pequeno della credibilità su Instagram?
“Oggi la credibilità non esiste. L’altro giorno vedevo questi mezzi trapper, mezzi balordi romani che litigano nelle stories. Si minacciano e si insultano online. Poi non danno seguito a nulla, è un gioco. Quindi davanti a questo genere di cose puoi assumere due atteggiamenti: indignarti o ridere. A me fa ridere“.
E del fatto che abbia detto che Ghali sia fake?
“Per averlo detto ho ricevuto attacchi da bambine di otto anni su Instagram: “Non ti azzardare a dire che è un fake”. Bambine di otto anni, capisci? È incredibile. Va beh, questi non hanno Hannah Montana, non c’è più nemmeno la techno per i truzzi. Oggi nei quartieri c’è il neomelodico oppure c’è il trap che è comunque melodico, perché la melodia è nel nostro Dna. Quindi il mio giudizio su Ghali era riferito a questo: un artista che va in giro vestito da confetto può andare bene per una sfilata ma non ha grande credibilità di strada. Cioè non è Stormzy: il tipo in Inghilterra non va in giro vestito da ananas. Io non sono razzista né omofobo ma vedere un rapper che va in giro vestito da donna con la borsetta mi fa ridere, che poi almeno fosse gay. Boh, sono robe assurde“.
E poi partiamo con la carrellata di nomi:
tha Supreme.
“Not my cup of tea. Però se ha avuto tutto questo successo ci deve per forza essere un motivo. Deve essere una specie di genio della musica, mi dicono che disegni i suoni. Qualche tempo fa in Svizzera sono andato un sabato pomeriggio in una piscina immersa nel verde ed era pieno di bambini e tutti, ma intendo letteralmente tutti, stavano ascoltando tha Supreme. Il che mi ha fatto pensare che era ora di andare a ritirarsi a Saint-Tropez. È un po’ come con i nuovi videogame che hanno troppi comandi e non ci sai più giocare, stessa cosa“.
Speranza.
“È uno dei miei favoriti. Io quando sono in festa a un certo punto verso le 3 / 4 di notte metto sempre Speranza e torturo chi sta con me, specialmente le tipe straniere. “Hai fatto tutti i nomi, pentito!” è una grande entrata. Lui è sia entertainment sia real. È ignorante ma non è fake“.
Massimo Pericolo.
“Non frequento. Quello swag tra la curva dello stadio e la stagnola nella roulotte non è la mia roba“.
Lazza.
“Multi-talented. Lui è molto bravo nelle rime, fa i beat, suona il piano. Ed è già famoso. Deve dimostrare di poter diventare più universale. È bravissimo ma non ha completato il percorso“.
Dark Polo Gang.
“Quando è uscito era una cosa così trash che era una figata. Poi l’errore, che è un errore umano perché anche Club Dogo è un po’ andata così, è stato quello di poppizzarsi troppo, vedi il terribile passo falso del disco con Fedez. Ora stanno tornando indietro ma sono stati scavallati dagli FSK secondo me. Però Toni Effe è bravo. E comunque hanno dei guizzi dai. Spero che riescano ad avere una seconda vita“.
Salmo.
“Riconosco il mega-talento ma non è quello che ascolto io. A me la deriva crossover non interessa molto ma uno che è riuscito a fare i palazzetti è sicuramente rispettabile”.
Sfera.
“Quando arrivi a cambiare il genere qualcosa vuol dire. Fare combo con artisti importanti che addirittura lo cercano è qualcosa che gli devi riconoscere. I primi mixtape e il primo album erano bellissimi poi è diventato – giustamente perché quello era il suo destino – un’icona pop e anche lì non sono più a target, cioè per me ora è troppo pop“.
Club Dogo.
“Guarda, ti dico: c’è voglia di vintage, c’è voglia di reunion, solo che non sempre c’hai voglia tu. Magari mi identificano come il cattivo del gruppo però in realtà siamo tre persone e ognuno ha da fare le sue robe ma insomma non lo escludo“.
E torniamo a Salmo, che sta lavorando alla serie Blocco 181. Guè Pequeno non vorrebbe forse scrivere una sceneggiatura su Milano? Certo, che sì.
“In realtà ho un paio di soggetti in scrittura. Peraltro ho visto che c’è una serie Sky che uscirà ambientata nelle periferie di Milano e c’è Salmo, che è di Olbia, quindi boh, mi sono detto: “ma o’vero fai?”. Però trasferire tutto quello che dico nei miei testi sullo schermo è una cosa che mi piacerebbe molto. Devo finire di scrivere e poi vediamo“.
E del disco cosa sappiamo? Che è in controtendenza per il numero di tracce, ben 17, che ci ha lavorato un anno e mezzo e che non è il disco della maturità.
Quindi tutta l’intervista è basata sul cosa pensi di, che come dicevo prima fa click e alimenta il gossip, però poi non possiamo dire che la tattica di Guè è quella di parlare degli altri per attirare l’attenzione sul disco (cosa di cui non ha bisogno), se gli vengono solo poste domande di questo tipo che lo spingono a dare opinioni sulla scena.