Esiste veramente la libertà di parola?
“La libertà di manifestazione del pensiero o libertà di coscienza è un diritto fondante riconosciuto negli ordinamenti democratici di tipo occidentale, in assenza del quale non può produrre democrazia“. Ok ma nella pratica esiste veramente la libertà di espressione? O tutto quello che dirai verrà usato contro di te, come dicono i poliziotti nei film americani?
Se Guè Pequeno esprime un’opinione su Ghali dicendo che si veste da ananas o come un confetto e non apprezza quell’attitudine perché deve essere accusato di omofobia? Se Emis Killa dice che preferisce le donne depilate perché deve essere insultato dalle femministe su Twitter? Non sono semplici opinioni personali espresse senza offendere nessuno e in un Paese in cui vige la libertà di espressione?
Eppure, girando i vari social, l’impressione è che se fai un’affermazione che va controcorrente vieni subito accusato e insultato. E sì, perché un’opinione non va bene, mentre un insulto sì.
Se è vero che siamo liberi di vestirci come vogliamo e quindi Ghali è liberissimo di vestirsi di rosa, Guè Pequeno non è libero di dire che non gli piace? Eppure quando Ghali ha postato la foto con il cappotto rosa di Gucci sul suo profilo Instagram molti commenti non erano dei più simpatici. Ma i commenti degli utenti, si sa, sono consentiti, mentre un personaggio in vista che esprime un’opinione no.
E certo, se sei un personaggio noto devi necessariamente trattenerti, non puoi di certo esprimere un’opinione sincera su un collega, devi per forza dire che sono tutti belli, buoni e bravi, un po’ come devono fare i giornalisti e i blogger.
Un po’ come ha detto Guè Pequeno durante l’intervista a Radio Deejai da Michele Wad Caporosso: “Sono state mie opinioni personali, una cosa non deve piacere per forza, sono stato un po’ diretto. Sembra una caccia alle streghe in stile Medioevo, bisogna stare molto attenti a quello che si dice, ma io non mi scuso e non me ne frega niente“.
E perché dovrebbe scusarsi per aver espresso un’opinione? Bisogna censurarsi? O evitare di usare determinate parole come “gay”, “omofobia”?
A proposito di libertà di parola, stanno facendo parecchio discutere le affermazioni di Cesare Cremonini nei confronti della sua domestica: “Ho pensato alla mia donna delle pulizie che si chiama Emilia. Non è vero non si chiama Emilia. Lei è moldava e io ho preteso, in onore della mia terra di chiamarla Emilia. Io voglio chiamare anche mia figlia Emilia. Ognuno dovrebbe chiamare le persone come crede, soprattutto le persone che entrano in casa tua. Sono pagate e quindi possono far cambiare il loro nome“. Queste sono parole offensive e che è giusto condannare, non Guè Pequeno che dice che Ghali si veste da ananas.
Ma torniamo al punto di partenza: la libertà di parola esiste nel momento in cui dici quello che gli altri vogliono che tu dica. A meno che uno se ne freghi, dica quello che pensa e si prenda lo shitstorm di merda mediatica e social, tanto le polemiche e i gossip durano fino al prossimo gossip.