La pagella delle uscite settimanali
5 a Sex Festival di Villabanks.
L’idea di Villabanks era quella di creare un concept album che ruota intorno al suo argomento preferito: il sesso. C’è anche l’amore, perché alla fine sesso e amore sono spesso opposti, c’è il sesso senza amore, l’amore senza sesso, ma c’è anche il sesso con l’amore. Quindi l’idea di base di Villabanks era anche carina, peccato che il risultato sia mediocre e scarno, decisamente meno eccitante di una puntata di Sex and The City.
Dal punto di vista sonoro, il disco spazia da beat beat urban e trap con tanti (troppi) richiami latini e reggaeton m, all’elettro pop.
I featuring sono abbastanza interessanti, soprattutto Lil Kvneki e Tananai, ma è da apprezzare anche la scelta di ospitare giovani talenti come D’Amore, Heartman ed Eleonora.
Nel complesso Sex Festival è un progetto noioso, ma proprio noioso da ascoltare, manca completamente di brio. Per carità, alcune tracce carine ci sono, come Fiducia e Essere Me, ma se al primo ascolto fatichi ad arrivare alla fine e ringrazi che le tracce siano solo 10, al secondo le vorresti skippare tutte.
5 a Last Night di Vale Lambo.
Praticamente la versione sonora rivisitata di Drake o Black Coffee.
Vale Lambo ha voglia di sperimentare e allargare i suoi orizzonti musicali e va anche bene, anche perché ha una musicalità che glielo permette così come l’uso del dialetto napoletano si presta benissimo a ballare come questa, che sembra ci porti in un’atmosfera da fine serata, ma anche da fine estate quando le lunghe notti si fanno sempre più buie e vuote.
Il mood è decisamente interessante, il risultato è una lagna senza fine, talmente piatta, che ti culla quasi.
Dai Vale, va bene che l’astate sta finendo e un anno se ne va, ma su andiamo, un po’ di entusiasmo non guasta.
6.5 a Per Averti di Pyrex feat. Rkomi.
Mi piace questa piega che sta prendendo Pyrex.
Ok, che queste sono le sonorità del momento, ma apprezzo che si sia distaccato dalla trap 2016 e abbia iniziato a sperimentare e a trovare una dimensione sonora sua, che poi è quella che va per la maggiore, ma sicuramente gli si addice parecchio.
Il brano è prodotto insieme a Erin, del collettivo BNKR44, che dimostra ancora una volta di essere uno degli emergenti più interessanti del momento e che ha creato un tappeto sonoro pop e uptempo decisamente interessante.
Furba invece la scelta di invitare Rkomi, che su beat del genere ci sguazza benissimo e tin questo caso aggiunge un bel tocco al brano.
Dopo aver ascoltato Per Averti, devo ammettere di essere proprio curiosa di sentire cosa ci riserverà Pyrex nei prossimi mesi.
6.5 a Guardare Sotto.
Che Quentin40 fosse un talento l’ho sempre pensato e in questi anni mi è dispiaciuto molto vederlo perdere terreno e interesse nei suoi confronti.
Con Guardare Sotto mostra un nuovo immaginario artistico: delicato, intimo, genuino e al tempo stesso graffiato dall’emotività e dal timbro della sua voce.
È un brano che passa in rassegna il mondo emotivo di Quentin: riflessioni su passato e presente, sul rapporto con sé stesso e la scrittura, con i propri limiti e gli obiettivi raggiunti. Sono una sequenza di immagini e pensieri messi sul beat in modo leggero, ma incisivo e poi c’è quel ritornello che ti entra in testa già dal primo ascolto.
Bravo, Quentin, spero che questa sia la volta buona.
4 a Too Famous di Sapobully.
Se avessi avuto anche solo un dubbio che Sapobully fosse il più scarso degli FSK, ora ne avrei avuto la conferma.
Too Famous è un brano ai limiti dell’inascoltabile, che meriterebbe un tutorial dal titolo “come rovinare un beat di Greg Willen”.
Apprezzo l’approccio e lo stile stile diretto e provocatorio, che da sempre contraddistinguono Sapobully, ma queste parole buttate lì a caso senza flow sembrano la lista della spesa letta da un ubriaco. Salvo solo quel “conto cash” ripetuto, che poi è il ritornello, il che è tutto dire, perché per il resto se ci fosse il tasto cestino lo userei subito.
7 a Delibquendo di Disme.
Bravo, cazzo!
Disme non delude mai.
Delinquendo avvicina la penna rap di Disme a sonorità più latine, fortemente influenzate anche dalla grande comunità dominicana presente a La Spezia, città d’origine dell’artista, che rendono il brano un vero esercizio di rap in stile dembow.
Uno stile che a Disme calza a pennello e nel quale riesce a unire perfettamente un racconto crudo e street con sonorità fresche e assolutamente non banali.
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