La pagella delle uscite settimanali
6+ a Unico di Fred De Palma. Un disco completamente reggaeton? Sì, è esattamente questo Unico, influenze latine e un suono che in Italia molti provano a fare, ma solo in estate scimiottando i grandi del reggaeton, ma che Fred De Palma è l’unico artista in grado di farlo in modo credibile e originale. Ha preso questo suono, ha preso il reggaeton e l’ha fatto suo, non a caso è l’unico artista italiano ad aver spopolato anche in Spagna, anzi forse è più apprezzato là che qua, dove il reggaeton è ancora schifato. Ok, un disco tutto così, con racconti prevalentemente estivi, a lungo andare stanca e risulta ripetitivo, ma ci sono brani che davvero risaltano, uno su tutti Pa La Cultura, ma anche Uana con Guè Pequeno, che ha cavalcato questo suono davvero bene. Non si può dire lo stesso di Boro Boro, che è risultato stridulo e completamente fuori luogo rispetto a Fred De Palma. Non si può dire lo stesso di Rosa Chemical, che in Discoteka ha saputo cavalcare bene il mood latineggiante e dei Boomdabash, Te lo immagini sa già di hit.
Unico è buon disco, ovviamente deve piacerti il genere, ma indubbiamente Fred De Palma è l’unico italiano in grado di cavalcare questo genere musicale.
6 1/2 a Anno Zero di Dani Faiv. Dani Faiv ha lasciato suoni e mood colorati insieme alla sua dipartita da Machete. Anno Zero se fosse un colore sarebbe un total black. Scuro, cupo, duro, pesante, come il periodo che abbiamo vissuto, come la morte di George Floyd, il governo di Conte e Draghi, ma anche come il crollo del ponte Morandi a Genova. Sembra che Dani Faiv si sia spogliato di quello che ha fatto negli ultimi anni e sia tornato alle origini, a un rap più conscious e crudo.
6 a Sudditaliano della FSK. Per un po’ sarà l’ultimo brano della FSK insieme, perché Taxi B, Chiello e Sapobully hanno deciso di proseguire con i rispettivi progetti solisti. Sudditaliano è un tipico brano della FSK, ma nonostante le inconfondibili urla di Taxi B che danno una sferzata al singolo, risulta sottotono rispetto ad altri lavori del collettivo, avrebbero potuto lasciarci col botto, invece Sudditaliano è solo un bottarello.
6 1/2 a Elvis di Rose Villain feat. Guè Pequeno. Fermi tutti: Elvis non solo nel titolo, ma anche nel brano, che contiene infatti la voce di Elvis Presley di Heartbreak Hotel. Una scelta davvero figa e geniale, che dà al singolo un carattere decisamente più incisivo. Per il resto, le sonorità sono decisamente interessanti, un urban pop dalle influenze 80’s e trap e poi c’è il rock ‘n roll di Elvis. Nel brano Rose racconta ironicamente di un post break-up condito di sgommate e anelli di fumo, destreggiandosi con reference da Gomorra a Miró. La coppia, Rose & Guè, aveva spaccato in Chico, ma qui sembra quasi faticare a trovare il giusto equilibrio. Ogni parte, presa singolarmente, è figa, ma nell’insieme sembra una sorta di cozzaglia.
5 a OPPS di Vale Pain. Vale Pain prova anche lui ad approcciare un ritmo latino che fa tanto estate all’italiana e ci racconta l’astio che prova nei confronti di chi vuole ostacolarlo, alternando strofe rappate a un ritornello cantato. Non manca ovviamente chi gli vuole “rubare le collane”, solito cliché sentito e risentito alla nausea. Il ritornello funziona ed è assolutamente catchy con quel fanculo ai cops fanculo agli opps”, ma per il resto niente di esaltante. Un brano assolutamente mediocre.
4 1/2 a Block di Neima Ezza. Siamo a luglio e che non vuoi fare anche tu un brano latineggiante? Ed eccolo qui: Block. Neima Ezza praticamente ci racconta le solite storie del blocco, ma su un beat latino. Esiste qualcosa di peggio?
6 1/2 a Caffè di Bresh. Un’atmosfera decisamente più intima rispetto ad Angelina Jolie, che racconta l’amore in modo leggero, ma al tempo stesso ricercato nel testo, come Bresh è solito fare. In Caffè vediamo un Bresh avvicinarsi sempre di più al cantaurato e al pop con un brano che sembra essere perfetto per essere passato in radio: leggero, orecchiabile e ben scritto.
4 a Toy Boy di Colapesce Dimartino con Ornella Vanoni. Dopo Fedez e Achille Lauro con Orietta Berti, Colapesce Dimartino sfoderano la loro collaborazione con una grande cantante della musica italiana: Ornella Vanoni. Il brano è ispirato alle atmosfere di “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”, l’album della Vanoni pubblicato nel 1976 e nato dall’unione artistica della cantante con il poeta brasiliano Vinicius de Moraes e il chitarrista Toquinho, che ha segnato la storia della musica italiana. Ma di fatto Toy Boy è ben lontano da quel capolavoro, è una sorta di ballata che vuole risultare ironica su un ritmo samba e che va a cavalcare il trend del momento: la collaborazione con un grande artista italiano. L’hanno fatto Fedez e Achille Lauro con Orietta Berti, Jovanotti con Gianni Morandi, Rovazzi con Eros Ramazzotti e Emma con Loredana Bertè. Insomma, nell’estate 2021 le giovani leve della musica collaborano con i grandi. Tornando a Toy Boy, posso dire che più che un tormentone estivo è una lagna senza precedenti?
7 a Matrimonio Gipsy di Carl Brave feat. Speranza e M¥SS KETA. È un trio talmente strano e inedito, che funziona. La voce da clubber di M¥SS KETA, la fotta di Speranza e la pacatezza di Carl Brave rendono Matrimonio Gipsy una hit. Il brano ha delle sonorità sperimentali ed elettroniche che amalgamano perfettamente i mondi apparentemente distanti dei tre artisti. Carl Brave, M¥SS e Speranza descrivono con il loro linguaggio irriverente un ipotetico party notturno attraverso la metafora di un pittoresco matrimonio gitano.
4 a SKU SKU di Mambolosco feat. Pyrex. Il ritornello è un qualcosa di realmente inascoltabile, le strofe invece sono meno peggio, il problema, oltre al testo che non è niente di che, è che Mambolosco prova a rappare e risulta evidente che non lo sa fare, che per quanto la sua strofa provi ad essere serrata, le rime serrate sono un’altra cosa. Pyrex ci prova, ma anche per lui questa non è la sua zona di comfort. Su Internet ho letto: “in SKUSKU l’ascoltatore diventa il passeggero di una corsa folle e al cardiopalma, quella che Mambolosco intraprende a bordo della sua auto: veloce e inarrestabile come la vita che vuole vivere, e come la carriera che si è costruito. L’artista non rallenta, anzi, il featuring di Pyrex è una vera e propria esplosione che prosegue, velocizza e conclude il racconto della corsa”. Sinceramente l’unica corsa che ho provato ascoltando SKUSKU è stata quella di arrivare alla fine senza vomitare.
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