
La pagella delle uscite della settimana
8 a Fame di Jake La Furia
Il disco solista migliore di Jake La Furia, che anche quest’anno, per citare quello che dice in 64 No Brand, non deve vergognarsi di essere Jake La Furia. Che fosse uno dei rapper migliori di sempre, un liricista senza eguali lo sapevamo già, ma, ammettiamolo nei suoi dischi precedenti non ha mai dato tutto ciò che sappiamo avrebbe potuto dare, ma stavolta ha superato se stesso. Per questo suo ritorno ha scelto di utilizzare come titolo del disco il nome con il quale ha iniziato a muovere i primi passi all’inizio della sua carriera. Ma “FAME” non è solo un omaggio alle origini, è molto di più, è la sua esigenza ancora intatta di raccontare in modo onesto e crudo la società in cui viviamo.
Fame non di successo, quello ce l’ha già, ma fame di rap, di fare ancora questa musica come va fatta, come ha contribuito a farla facendo la storia del rap italiano. E il disco è ricco di barre, di storie, di pungente ironia, di critiche, di riferimenti, è un omaggio al passato ma con lo sguardo fisso al presente.
Ottime le produzioni di Skinny, troppi invece i featuring, che per carità, ci stanno, ma avrei voluto sentire più Jake che Jake con l’ospite di turno.
7 Teoria del contrario 3 di Dani Faiv
Il progetto rispecchia appieno il concept del mixtape, molto vario in tutti i suoi aspetti: tantissimi feat e produttori diversi, skit nascosti proprio come i progetti di vecchio stampo. E infatti al suo interno troviamo 20 brani, 16 featuring e 15 produttori. Non è un disco fatto e costruito ad hoc per vendere, per scalare le classifiche e difficilmente lo farà, ma del resto Dani Faiv lo sa e lo dice chiaramente “faccio rap senza seguire mode. La major mi dice di essere più pop, prendere spunto da quelli che vendono. Solo che, se volevo fare plastica, stavo in fabbrica, mica sul tempo. Vendita e arte sono il contrario, le opere vere non son per la massa”.
E questo progetto è fatto con il giusto approccio: voglia di fare musica senza pensare ai numeri. Ed è per questo, o, meglio, anche per questo, che spacca.
7 a Troppi di Diss Gacha feat. Astro
È una hit. E lo è da ogni punto di vista. Liriche, flow, beat, approccio, Troppo è energia, una ventata d’aria fresca. Ho apprezzato anche la metafora alla base del pezzo che Diss Gacha ha usato per denunciare il troppo delle nostre vite, davvero interessante e quanto meno nuova.
5 a A Casa di Boro feat. Tony Boy
A casa è il solo posto dove avrebbe dovuto far sentire questa canzone. A casa sua ai suoi parenti. Io credo che a una certa si debba avere un po’ di consapevolezza di se stessi e delle proprie capacità. Boro ha fatto una hit tipo 6 anni fa per culo e poi ha continuato a dimostrare quello che ho sempre pensato non è talento. E non è cattiveria. Anche in questo pezzo, l’intenzione non è male, ma il risultato sarebbe passabile se fosse un emergente e invece non lo è.
4 a Cazzi miei di Simba La Rue
Non ho ancora capito come Simba La Rue possa avere un pubblico. Non sa scrivere, non sa cantare, non ha stile, non ha flow. Non è Baby Gang che quantomeno ha stile e rappresenta una generazione. No, Simba sembra essere stato messo lì a casaccio e Cazzi miei ne è la dimostrazione. È inascoltabile.
4.5 a Harder dí Mambolosco feat. Low-Red
Eccolo, un altro senza arte né parte che ha fatto una hit una vita fa e da allora ci prova senza risultati. Mi spiace, ma Mambolosco non è un artista, anche se ha chiamato un suo disco Arte, la sua non è arte, è robaccia che non va neanche più di moda. Harder è un singolo senza stile, senza lirica, senza niente, pieno di cliché descritti talmente male che ti fa venire voglia di sbattere la testa contro il muro.
5.5 a Rap Facts di Sacky
L’ultimo orrore delle uscite di questa settimana è il nuovo singolo di Sacky. Una pochezza totale da ogni punto di vista. Che poi, se il titolo è rap facts almeno devi saper rappare e saper scrivere in modo da SPACCARE. Qui il testo è inesistente o talmente basico da sprecare un beat così potente e incisivo.