Johnny Deep ha vinto.
La verità non muore mai
“Dopo sei anni il giudice e la giuria mi restituiscono la mia vita indietro. Veritas numquam perit. La verità non muore mai”.
Johnny Deep ha vinto la causa intentata contro l’ex moglie e ha commentato in questo modo il verdetto.
Amber Heard ha perso ed è stata ritenuta colpevole di diffamazione nei contronti dell’ex marito.
Dovrà risarcirlo con 10 milioni di dollari e pagare altri 5 milioni come penale per un articolo scritto sul Washington Post in cui si era dichiarata vittima di violenza domestica facendo perdere all’attore un contratto milionario con la Disney, che gli aveva tolto la parte di Jack Sparrow nel Pirata dei Caraibi. La colpa, secondo la giuria, è di Amber.
Così ha deciso la Corte della Virginia, così finisce il processo più seguito del mondo, in diretta da Fairfax su Crime & Law con un numero di spettatori medio di gran lunga superiore a una finale del Super Bowl. Mentre il giudice leggeva la sentenza, Amber Heard perdeva il sorriso con cui era entrata in aula, con un abito nero al posto dei soliti completi maschili e stranamente con i capelli sciolti e non raccolti.
Mentre il giudice finiva di leggere la sentenza, gli avvocati di Johnny Deep festeggiavano e si scambiavano occhiate soddisfatte. Johnny Deep non c’era, seguiva da Londra, dove era volato subito dopo l’ultima udienza, per suonare al concerto di un amico.
Dopo la sentenza ha ringraziato tutti quelli che l’hanno sostenuto con il loro amore e ha detto che sapeva che il processo sarebbe stato pesante, ma che sei anni prima la sua vita e la sua reputazione erano state infangate da accuse molto gravi e false che gli avevano rovinato la vita e la carriera e che lui voleva assolutamente ripristinare la verità, per il bene suo e dei suoi figli.
Gran parte del pubblico era dalla sua parte e si era battuto per lui con l’hashtag #justiceforjohnnydeep. Perchè Amber Heard non è una delle tante donne vittime di violenza domestica che osa ribellarsi e viene sommersa da un uragano di insulti e maldicenze, shit storm, come succede in un film in concorso a Cannes, God’s creatures, in cui la protagonista denuncia uno stupro e al pub dove è successo la deridono e le dicono di cambiare aria.
Amber Heard era una moglie che si accaniva contro il marito, al punto da radunare una serie di prove per cercare di mostrare al mondo le sue nefandezze. Per questo in pochi le hanno creduto.
Chi era dalla sua parte per partito preso, “perchè le donne vanno difese o non avranno mai il coraggio di ribellarsi”, non ha mai cambiato idea. Ma quando, in aula, si è parlato di feci umane trovate sul letto di Johnny Deep, che secondo l’accusa erano state lasciate da lei, è successo il finimondo. Gli spettatori sono inorriditi.
Anche gli indecisi hanno tirato le somme: “Se una fa una cosa del genere, per forza è colpevole”, scrivevano in tanti sotto le dirette YouTube del processo, nonostante lei cercasse di spiegare che erano stati i cani che avevano mal di pancia. Questa è stata la prova più raccapricciante di un processo in cui si è scoperto tutto, ma proprio tutto, di quello che facevano e di quanto si combattevano i due ex coniugi che si erano conosciuti sul set di “The rum diary”, un film in cui lui faceva la parte di un giornalista drogato e alcolizzato, e lei quella di una bellissima creatura, fidanzata con un boss prima che lui gliela portasse via.
C’era una scena in cui si baciavano mentre lui era nella doccia, e da lì era cominciato un amore durato tredici mesi in tutto, tredici mesi di Guerra dei Roses.
Se lei non lo avesse fotografato ubriaco mentre sbatteva gli armadietti della cucina interrogandolo su quanto avesse bevuto fino a quel giorno, se non lo avesse immortalato mentre giaceva per terra o senza sensi sul divano con il gelato sciolto rovesciato sui pantaloni, se non avesse radunato prove sulle sue dipendenze da alcol e cocaina, che agli avvocati erano sembrate costruite perchè c’era un posacenere vuoto e Johnny Deep fuma tantissimo.
Se non lo avesse insultato dandogli del fallito e del perdente e non si fossero sentite le registrazioni di tutto ciò che diceva, se non avesse scritto un articolo per il Washington Post in cui si dichiarava vittima di violenza domestica. Se non gli avesse detto che Dior non lo avrebbe mai dovuto prendere per la pubblicità perchè era un ubriacone senza stile. Se non avesse detto che avevano deciso insieme di prendere una droga sull’aereo, ma poi lui era diventato molesto.
Se non avesse detto che si copriva i lividi delle botte con la marca di fondotinta che, parola della casa produtttrice, all’epoca dei fatti neanche era in commercio e che neanche esistevano secondo l’agente intervenuto il giorno in cui lei aveva chiamato i poliziotti per denunciarlo. Se non l’avesse trascinato in questa situazione in cui il mondo vedeva lei con la faccia gonfia e contrita con gli angoli della bocca all’ingiù di chi sta per avere una pianto isterico, se le telecamere non l’avessero inquadrata mentre passava dal riso alla faccia triste, se avesse dato davvero in beneficenza i soldi della prima causa che lui aveva intentato contro il Sun e che lei aveva vinto, se il tempo potesse andare all’indietro.
Se Amber, insoddisfatta di un marito stordito da alcol e droghe, avesse chiesto il divorzio e basta. Se avesse seguito il consiglio di Ivana Trump nel Club delle prime mogli “Non prenderla male, prenditi tutto”, se avesse fattto come tutte le altre mogli dei famosi e non famosi prima di lei. Se avesse taciuto e incassato, sarebbe uscita pulita e immacolata, senza gli attacchi di panico che ha detto di avere, senza gli insulti e le minacce di chi vorrebbe mettere sua figlia nel forno a microonde.
Nessuno avrebbe scavato nelle loro vite, i loro segreti non sarebbero stati raccontati in mondovisione, lui non sarebbe stato costretto a raccontare la storia della sua vita, da quando la mamma lo picchiava da piccolo trascinandolo in giro, al difetto di vista che ha un occhio, al fatto che sia diventato attore grazie all’amicizia con Nicholas Cage mentre lui voleva fare il muscista. Non si sarebbe mostrato in tutta la sua fragilità, confessando il suo problema con l’acol, “quando in casa vivi una situazione del genere vuoi solo stordirti, volevo solo dimenticare, l’unica persona alla quale ho fatto male in questi anni è me stesso”. O peggio ancora spiegando la sua dipendenza con gli oppiacei: “Ho raggiunto il livello più basso della mia vita, arrivi al punto che li prendi non per farti ma perchè stai male per le crisi di astinenza, io volevo la mia pastiglia, imploravo e lei non ma le voleva dare. Non è ora, diceva, aspetta”. Tutti dettagli raccontati con calma, scandendo bene le parole, scegliendole con cura.
Johnny Deep, sempre in giacca e cravatta, sempre con i capelli raccolti in un codino, spesso impegnato a fare disegni che mostrava agli avvocati, con una collezione di orsetti di gomma da mangiare, è stato inquadrato per tutto il tempo del processo, e ad ogni inquadratura, con le sue smorfie, con i suoi occhi, con i suoi sorrisi, si è conquistato la fiducia del pubblico, della giuria e del giudice. La fiducia e il perdono, soprattutto. Non ha negato di essere alcolizzato. Non ha negato di essere drogato, ma ha negato di essere cattivo e manesco. E la sua ex Kate Moss l’ha soccorso deponendo a suo favore e dicendo che era caduta dalla scale da sola e non certo perchè lui l’aveva spinta. “Non mi ha mai picchiato in alcun modo”, ha detto la top model.
E infatti nel famoso video in cui sbatte gli sportelli va verso Amber solo quando si accorge che lo sta filmando, non la picchia, tenta solo di toglierle il telefono di mano, ma poi desiste e se ne va.
Amber Heard, accusata anche di tradimento con James Franco e di essersi consolata subito con Elon Mask, l’inventore della Tesla, non ha suscitato pietà o commiserazione. In molti hanno pensato che stesse recitando. “La miglior performance della sua vita” hanno sottolineato i legali di Deep.
La sua avvocatessa Camille Vasquez, già considerata sua nuova fiamma per l’intesa tra i due, ha evidenziato tutte le contraddizioni della deposizione di Amber Heard, incalzandola come in un romanzo di John Grisham. Lei è uscita talmente male che a metè strada ha pure licenziato i suoi esperti di comunicaziome, visto le avevano fatto solo guadagnare nvidie e antipatie e che il giudice aveva rifiutato la sua richiesta di archiviare il caso. Anche con la squadra nuova, la Heard ha continuato ad essere considerata una mistificatrice, manipolatrice, più un’aguzzina che una vittima. Il suo odio per l’ex marito le si è ritorto contro perchè nessuno vorrebbe al proprio fianco qualcuno che registra tutto quello che fai e i panni sporchi si lavano in casa anche in America.
Johnny Deep aveva chiesto 50 milioni ne ha avuti 10. Ma il più bel regalo che possano avere entrambi è il silenzio, perchè tutta questa storia in vetrina, è costata a lui il contratto con la Disney e una carriera a Hollywood da primo attore e a lei il taglio delle scene in Aquaman (che aveva avuto grazie a lui). “Voglio solo che tutta questa storia finisca e Johnny mi lasci in pace”, ha detto lei nell’ultima deposizione senza convincere i giurati. “Questa cosa mi lascerà il segno per sempre ma ora inizia un nuovo capitolo della mia vita”, ha detto lui. L’unica cosa su cui si sono trovati d’accordo, cambiare pagina. E tacere, una lezione che le nonne hanno sempre insegnato e che è meglio non dimenticare mai.
– a cura di ANNA SAVINI