Il Coraggio Dei Bambini di Geolier – la recensione di Rebel

Io faccio parte di quella fetta di persone che non conosce il napoletano e non lo capisce proprio. Al punto che persino in certe parti di Gomorra avevo bisogno dei sottotitoli. Figuriamoci ascoltare un disco come Il Coraggio Dei Bambini tutto in napoletano rappato.

Anche lì avrei voluto i sottotitoli per evitare lo sbatti di andare su Google, cercare i testi e cercare di capirli. Però c’è da dire che Geolier ha dalla sua la capacità di arrivarti anche se non conosci la sua lingua, di emozionarti e farti entrare nel suo mondo. Ti dipinge Napoli e Secondigliano, come se fossi in un film e ti cattura con i suoi racconti.

Il Coraggio Dei Bambini è uscito da pochi giorni, ma si può dire che questo sia a tutti gli effetti il disco della riconferma di Geolier, o meglio, della sua consacrazione.

È un album intenso, ricco di sonorità e di racconti con al centro Napoli, Secondigliano, la vita, con le scelte che ti mette costantemente davanti e il coraggio di affrontarle, il passato e il presente di Geolier e l’amore per la famiglia, per gli amici e per la sua gente. Soprattutto per la sua gente e questo fa del disco una sorta di fotografia, ma anche di dedica alle persone che vivono a Napoli. Anzi, è come se fosse stato scritto più per loro che per noi tutti. Geolier, per chi come lui arriva da quel contesto, è la dimostrazione che si possono fare le scelte giuste, che non c’è solo una strada prestabilita e già scritta, ma che le opportunità possono essere molteplici. Certo, ci vuole coraggio per scegliere la via più difficile, ma alla fine ripaga. Questo è un concetto che si ripete spesso nel disco e che trova la sua massima espressione nella traccia Napo***ano.

Dal punto di vista dei featuring, Guè è quello che ha spaccato maggiormente, fiacco Sfera Ebbasta, uno Shiva travestito dalla copia di Rkomi venuta male e un Paky Paky che ha saputo cogliere appieno lo stile di Geolier, con il quale ha unito il racconto della periferia milanese con quella napoletana.

Nonostante Il Coraggio Dei Bambini sia un ottimo disco e Geolier sia unico per liriche e flow, mi sorge una domanda: chi lo ascolta davvero dall’inizio alla fine?

21 tracce sono decisamente troppe e fanno sì che molte si perdano e che il tutto risulti troppo pesante e poco incisivo. Forse ha voluto strafare, ma un buon equilibrio con 14 tracce sarebbe stato perfetto.

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