I Nomi del Diavolo di Kid Yugi – la recensione di Rebel

Si può, partendo dalla strada fare un disco di alto livello e privo dei soliti cliché legati alla strada?

Sì ed è quello che ha fatto Kid Yugi con il suo ultimo disco, I Nomi del Diavolo.

È un discone e soprattutto è un concept album molto ben studiato e curato.. Kid Yugi si conferma essere uno degli artisti più freschi, completi e interessanti del momento.

Per il concept del disco Kid Yugi ha preso ispirazione dal best seller “Il Signore delle Mosche” scrittore britannico William Golding uscito a fine anni sessanta. Mentre per la copertina del disco si è ispira alla letteratura con l’opera di Michail Bulgakov, “Il Maestro e Margherita”, e in particolare alla scena del ballo di Satana, in cui una la processione di figure oscure e dannati deve percorrere una scalinata per baciare, con riverenza, la mano e il ginocchio del Diavolo.

Quindi il male e il diavolo diventato i temi principali del disco, nel quale Kid Yugi ci racconta una società distorta e persa, dove il male regna sovrano nella quotidianità.

Arrivi alla fine e pensi “ma davvero viviamo in una società così di merda”? E la risposta è sì.

I Nomi del Diavolo è un disco molto cupo e dark, che lascia ben poca luce e speranza.

Le 14 tracce del disco sono letteralmente 14 manate. Un concept e un immaginario studiati, perfetti, che scorrono lungo il disco, senza però schiacciare il protagonista, che brilla in ogni traccia e ci mostra diversi lati di sè, pur mantenendo un costante filo conduttore. Kid Yugi sputa barre dirette, ricche, fatte per sorprendere, ma che restano impresse nella memoria.

Le sue strofe sono ricche di riferimenti legati al cinema e alla letteratura, ma anche piene dello slang tipico della vita di strada e del mondo dei videogiochi. È di fatto un inno alla contemporaneità. Ci racconta quello che vive e che vede e che alla fine coinvolge tutti noi.

Non fa il fenomeno, non ci asciuga ogni istante nel dirci quanto sia figo e real, lo dimostra. E soprattutto riesce a dare il giusto spazio ai suoi ospiti, a farli brillare insieme a lui, a portarli nel suo mondo senza snaturarli e questo crea un equilibrio perfetto.

I nomi del diavolo è un ottimo disco, è un classico contemporaneo.

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