
Com’è Music, il nuovo disco di Playboi Carti?
Ci sono voluti circa quattro anni e mezzo perché Music si materializzasse, e si può dire che Playboi Carti abbia ripagato la lunga attesa pubblicando il suo album più lungo, ma anche più vario. Un disco di quasi 77 minuti, con ben 30 canzoni e la partecipazione di ospiti d’eccezione. Playboi Carti cambia ancora una volta registro.
Laddove Whole Lotta Red aveva un approccio sfacciato e intriso di punk, Music si estende con il classico rap di Atlanta, synth industriali ed elettropop.
Eppure pubblicare questo disco è stata un’impresa.
Persino il giorno dell’uscita non è stato pubblicato in tempo. Pensavamo che Carti ci avesse trollato di nuovo, quando al posto del disco, ha pubblicato un post si X con alcuni degli ospiti dell’album e la promessa che il progetto sarebbe arrivato a mezzanotte, ora del Pacifico. Poi ha trascorso le prime ore della notte pubblicando screenshot di FaceTime con alcuni degli artisti presenti nel disco, come Skepta, Young Thug e Lil Uzi Vert. Arriva la mezzanotte, il disco non esce. Kai Cenat trasmette in streaming aggiornamenti sull’album. Verso le 7:30 del mattino, Music compare sulle piattaforme digitali. L’album è stato pubblicato è stato pubblicato talmente in fretta che non erano neanche stati accreditati gli autori e i produttori sui DSP.
Se c’è una cosa su cui Playboi Carti è stato chiaro nelle varie dichiarazioni rilasciate negli anni che hanno preceduto l’uscita di Music, è che in questo disco trovato le sue influenze musicali. E così è stato. Le sue radici native di Atlanta sono ovunque.
Quando è uscito Music ho pensato “ok, 30 tracce, siamo seri?” Forse non ascolterei un disco di 30 tracce neanche se fosse del mio rapper preferito. Eppure, se ne è parlato talmente tanto, io stessa ne ho scritto parecchio, che ho messo play. Una volta. Due volte. Tre volte. Ho capito che è un album divisivo. Uno di quelli che ti fa dire “che schifo, ci ha messo 5 anni per fare sta roba?” e “è il disco dell’anno”.
Non so se Music sia il disco dell’anno, e non mi piace neanche la definizione disco dell’anno, ma sicuramente è un disco che in un certo senso cambia le regole del gioco, che ha un suono pazzesco che altri prenderanno come spunto ed è un disco, nonostante la sua lunghezza, che ti fa venire voglia di ascoltarlo ancora.
E questo, di questi tempi, è già qualcosa.