Bufu entra nel vocabolario Treccani

La parola BUFU coniata dalla Dark Polo Gang che per un anno intero è stata sulla bocca di tutti e sulla tastiera di tanti è entrata ufficialmente nel vocabolario Treccani che ne ha dato tanto di definizione. Il gergo quotidiano influenzato da quelli che sono i miti delle nuove generazioni è stato riconosciuto al punto da diventare una parola a tutti gli effetti e non più solo un modo di dire tra ragazzini. Questo è un passo avanti in quello che è il riconoscimento di un genere musicale che per troppi anni è stato schifato dal nostro Paese. Con l’avvento dei social network, di Spotify, Sound Cloud e YouTube le parole usate nel quotidiano dalle nuove generazioni diventano virali e nel coniare nuovi termini la DPG è maestra.

bufu (Bufu) (spreg.) Sigla dell’espressione gergale angloamericana By Us Fuck U (‘per quanto ci riguarda, vaffanculo’), insulto adoperato nei testi di canzoni rap come risposta ad attacchi verbali mossi dall’interno dello stesso ambiente musicale. ? La parola Bufu è stata coniata dal gruppo romano di rappers Dark Polo Gang (DPG), formazione composta dagli interpreti Tony Effe, Dark-Side, Pyrex e Dark Wayne. Bufu è l’acronimo di “By Us Fuck You”, in cui la parola you è sostituita all’abbrevazione U, tipica dello slang americano. In italiano significa Da parte nostra vai a quel paese, ovviamente espresso in modo più colorito. Quest’espressione nasce come contro-offesa ai cosiddetti haters, letteralmente coloro che odiano (una sorta di nemici), che hanno fatto nei confronti della band alcuni dissing. (Lettera43.it, 18 maggio 2017, Musica) • Chi sa già cosa vuol dire “bufu” può saltare questo articolo. Chi invece non lo sa evidentemente ha più di venti anni, perciò non conosce una parola che tra gli adolescenti è di uso comunissimo. Bufu è un insulto generico il cui significato si può collocare nello spazio semantico tra “ridicolo” e “stronzo”, e si è diffuso per opera di un gruppo rap nostrano di nome Dark Polo Gang. È uno degli esempi più recenti di linguaggio giovanile, il gergo che si rinnova con il succedersi delle generazioni, diciamo ogni cinque-dieci anni. (Pietro Piovani, Messaggero.it, 9 novembre 2017, Roma).

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