Alla fine ha vinto Mahmood

È arrivato in sordina, serata dopo serata, esibizione dopo esibizione, ha portato sul palco dell’Ariston Guè Pequeno e una canzone prodotta da Charlie Charles. Nessuno lo dava per vincente, eppure ha vinto spiazzando tutti. Soldi non è una canzone per Sanremo, è sicuramente una hit che conferma la supremazia della musica urban rispetto agli altri generi musicali, e rispecchia quelli che poi sono gli andamenti delle settimanali classiche rilasciate dalla FIMI. Di fatto ha vinto il rap, la trap o l’urban, chiamatela come volete, ha vinto il beat di Charlie Charles e una canzone nata per far ballare, ma che racchiude un significato profondo. Mahmood parla di sentimenti, non di soldi o di ricchezza legata ad essi, parla della sua famiglia, del padre che pensava che i soldi fossero più importanti dell’affetto.

 

 

La vittoria di Mahmood segna una nuova svolta nel Festival della canzone italiana e uno svecchiamento di quelle che sono state le tendenze che hanno predominato per anni. Ovviamente ci sono state subito delle polemiche a livello politico e non musicale, c’è chi ha detto che la vittoria di Mahmood sia stata una mossa politica della sinistra e Salvini con il suo tweet ha fatto intendere in modo velato che l’artista non sia italiano. Quello che fa pensare è che Mahmood, frastornato ed emozionato dalla vittoria, abbia dovuto ribadire di essere cittadino italiano a tutti gli effetti: Io sono cento per cento italiano, mia madre è sarda e mio babbo egiziano ma io sono nato e cresciuto in Italia“. Ma siamo in Italia appunto e i pregiudizi regnano sovrani e hanno governato anche questa edizione del Festival di Sanremo.

 

 

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