La variabile Comagatte e il rap al femminile

Lunatica, ribelle, variabile. Preparatevi al connubio tra rabbia e dolcezza,  orgoglio e tradizione, un continuo variare di stati d’animo

Così Comagatte presenta ‘Serena Variabile’ il suo primo disco, visto come un lungo viaggio tra i pensieri, le aspettative, il cuore e l’anima di una ragazza di 26 anni che rincorre il sogno di una vita da artista. Tutto bello, tutto poetico, ammetto di aver ascoltato il disco con un pizzico di scetticismo perchè le donne che rappano, o almeno quelle che ho sentito finora, non mi sono mai piaciute, non mi piace la loro attitudine, l’imitare i colleghi dell’altro sesso diventandone delle caricature. Carica delle mie convinzioni, del mio non riuscire ad ascoltare una donna italiana rappare, metto in play ‘Serena Variabile’ e mi stupisco nel sentire che questa ragazza sa rappare e lo sa fare davvero, meglio di alcuni colleghi uomini. La raggiungo al telefono per una chiacchierata e ci siamo trovate d’accordo su diversi punti. E’ una schietta, diretta, senza peli sulla lingua che non si vergogna di dire la sua nè sulle colleghe, nè tanto meno sui colleghi, del resto il 70% dei rapper italiani sono più cagne di me, quindi non riesco a fare differenza tra maschi e femmine nella scena. Comagatte, nome che deriva dalla storiella che le raccontava la nonna della ‘Comare Gatta’, indipendente lavoratrice che si sposa con un topino e che al suo ritorno dal lavoro lo ritrova morto e ne approfitta per mangiarlo, non è una femminista convinta, nè una che appoggia il rap al femminile, come me pensa che le donne rapper non siano altro che una caricatura dei colleghi maschi, ma allora perchè ha deciso di fare rap? Ed è proprio con questa domanda che si è aperta la nostra telefonata:

“Fin da piccola ho sempre amato lo stile americano e per stile intendo il vestiario, l’attitudine che vedevo nei film, non sapevo cosa fosse l’hip hop o il rap finchè mio padre, che è un chitarrista, mi ha fatto ascoltare un po’ di breakbeat in cassetta e mi ha parlato della cultura hip hop. Poi ho visto i primi gruppi su MTV e con Missy Elliot ho scoperto il lato femminile del rap e mi sono appassionata”.

Perchè in Italia le donne nel rap non sono ben viste?

Perchè sono tutte scarse, non sanno rappare, non hanno credibilità e attitudine, vogliono imitare qualcosa che non le appartiene e posso sembrare cattiva ma non sanno rappare e chi sa rappare non ha credibilità, le scrivono i testi. Ora è di moda investire su ragazzine che hanno stile nel vestirsi, le scrivono due rime punchline un po’ esplicite perchè va di moda, ma non hanno credibilità, per cui chi se ne intende capisce”.

Secondo te è anche una questione di imitare i colleghi maschi?

“Più che imitare, è un’attitudine che non le appartiene, una ragazzina appena uscita di casa che fa la bulla di strada, toglie quel poco di femminile che ha e finisce per imitare i maschi. Poi le vengono attribuiti titoli del tipo lei è la MadMan al femminile, la Gemitaiz al femminile, la Sfera al femminile, perchè oltre ad esserci poche rapper donne, quelle poche che ci sono prendono spunto dai maschi”.

Sei più serena o più variabile?

“Variabile”.

A quale traccia sei più legata? Le hai scritte tutte tu?

“Ssìsì, io prima di diventare rapper ero una freestyler. Sono affezionata di più a ‘Giochi o no’ nella quale racconto una delle storie più strane che una ragazza possa vivere. Mi sono innamorata di una persona che mi ha portata a fare cose sbagliate ma bellissime, rivivrei tutto per riprendermi i valori che ho perso”.

Nel disco hai avuto il supporto di colleghi forti, come sono nate queste collaborazioni?

“Per quanto Squarta, l’ho conosciuto a Roma grazie al mio manager, per me lui è un maestro ed è nato subito un amore, è stato un onore lavorare con lui, non dico che sia stato facile però ci siamo trovati al primo flow. Con Laioung, invece, ci conoscevamo già e anche con lui è stato subito amore. Anche gli altri già li conoscevo e non ho dovuto nè trattare nè combinare qualcosa che non c’entra niente con la musica, è stato un piacere lavorare con loro”.

Come vedi le tue colleghe rapper? E soprattutto le vedi?

“Esatto, senti di quelle poche ho visto, ce ne sono ancora meno che mi hanno incuriosita, le altre non le cago proprio perchè non mi piacciono”.

E Baby K?

“Forse sono l’unica rapper che non le dà contro perchè lei per il momento è la più conosciuta e classificata come rapper italiana, quindi alzo le mani e dico per me va bene così, io sono molto diversa da Baby K, ma mi piace un sacco, soprattutto l’ultimo pezzo che ha fatto”.

Come concili il rap con la tua femminilità?

Il 70% dei rapper italiani sono più cagne di me, quindi non riesco a fare differenza tra maschi e femmine nella scena. Io sono me stessa, non sono una donna, sono una persona che rappa”.

Immagino che farai anche dei live, cosa porterai sul palco oltre alla tua musica?

“Io sono MC e intrattengo la gente, mi piace variare tra i pezzi dell’album e i freestyle. Chiedo al pubblico di darmi degli oggi e faccio freestyle partendo da loro”.

Cosa significa per te essere ribelle?

“Non sono la ragazzetta ribelle solamente perchè fa qualche graffito, io sono ribelle perchè non mi censuro, sono esplicita, parlo come mangio è questa la vera ribellione per me, non mi limito“.

C’è un collega maschio con cui vorresti fare un pezzo?

“Achille Lauro”.

Cosa ne pensi del femminismo?

“Oddio che tasto! Allora, io non sopporto le attiviste convinte che sono così attiviste che non si concentrano sui veri valori del femminismo, quello pure, quello della libertà della donna in sè e per sè. Ti faccio un esempio, odio le donne che criticano le altre donne alla festa della donna perchè non devono andare alle feste perchè abbiamo fatto per l’emancipazione e quando si ubriacano con i cubisti e bla bla bla. No, la donna è libera di fare quello che vuole ogni giorno, io andrei ogni giorno ad ubriacarmi e a vedere i cubisti perchè sono libera di fare ciò che voglio e per me il femminismo è libertà di tutto”.

In sostanza tu senti di essere l’unica rapper italiana?

“Più che unica perchè ce ne sono tante, sono sicuramente la più credibile”.

Lascia un commento