
Tony Effe è solo l’ultimo di una lunga lista di rapper cacciati da un concerto di Capodanno
La notizia è questa: il comune di Roma e il suo sindaco sono stati fortemente criticati da politici di diversi partiti e dalle associazioni femministe per aver inviato Tony Effe a esibirsi al concerto di Capodanno al Circo Massimo. Il motivo? I soliti testi ritenuti misogini, violenti, che incitano alla violenza sulle donne, che sono sessisti e «in aperta contraddizione con il faticoso tentativo di affermare una cultura del rispetto e della parità».
Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
Prima di Tony Effe ci sono passati Sfera Ebbasta, Guè, Fabri Fibra, Emis Killa, Niky Savage.. la lista è abbastanza lunga, ma il risultato è sempre il medesimo, così come la trafila. Invitano, a un concerto di Capodanno in piazza o al concertone del primo maggio, un rapper, le associazioni femministe e i politici di turno insorgono, iniziano a dire “ha testi violenti, sessisti, omofobi e bla bla bla” e come finisce? Il rapper di turno viene invitato a non presentarsi.
Proprio come è accaduto a Tony Effe.
Il comune di Roma ha cambiato idea e gli ha “gentilmente” chiesto di non partecipare più all’evento, «che non deve essere un’occasione divisiva per la città».
Poco importa che Tony Effe abbia scritto nelle sue IG stories “RISPETTO E AMO TUTTE LE DONNE E MI DISPIACE CHE QUALCUNO ANCORA PENSI IL CONTRARIO”, lui resta il cattivo. Perché la gente neanche capisce i testi, non si sforza di comprendere il genere musicale, e perché dovrebbe farlo? Tanto rap uguale incitamento alla violenza di vario genere così da non sbagliare e all’uso di droghe. Ma io mi chiedo, e sono anni che me lo chiedo: perché li invitano a tali concerti se poi devono massacrarli? Non sto neanche a chiedermi perché non capiscano i testi e il contesto, perché è inutile, ma è la stessa storia di sempre e da sempre. Chiamano il rapper del momento per riempire la piazza e poi arrivano le polemiche, che sono sempre le stesse per tutti e infine lo cacciano manco fosse l’ultimo degli stronzi. E sai che c’è? Hanno rotto le palle.