Shiva è la dimostrazione che prendersi del tempo non sempre ripaga
“La grande noia dietro al sucesso” è questa sensazione che ha portato Shiva a scrivere il suo nuovo disco, Dolce Vita. Come se fosse la reincarnazione di divi come Kurt Cobain, Freddie Mercury, Michael Jackson, o vivesse il successo di Kanye West o Justin Bieber.
Comunque, dopo un anno di silenzio, durante il quale Shiva ha anche disattivato il suo profilo Instagram, per staccare forse, per concentrarsi, per allontanarsi magari anche dalle critiche ricevute dopo la pubblicazione di Auto Blu, eccoci qui a parlare del suo nuovo disco. Un disco molto personale, come lo ha definito Shiva quando ha annunciato la presenza dell’unico featuring, Lil Baby. Talmente personale, che come unico ospite, non sceglie un amico o un collega che stima in modo particolare, ma uno sconosciuto che avrà pagato centinaia di migliaia di dollari. Ok.
Da uno come Shiva che agli inizi spaccava davvero, che ha frequentato jam e contest, da questo ritorno ci si aspettava molto di più. Invece ci dimostra che non sempre prendersi i propri tempi ripaga. Dolce Vita è sicuramente un disco più maturo, ma non basta. Non è niente di che. Monotono, stridente, noioso, manca di mordente, di appeal, di una personalità forte e spiccata. Le tracce scorrono al punto tale che ti sembra di ascoltare sempre la stessa e quando arriva la strofa di Lil Baby pensi “oh finalmente qualcosa di diverso, qualcosa che interrompe questa monotonia“. Ed è un peccato, perché Shiva può fare molto di più. Non capisco se ha perso la fotta, l’incazzatura, l’ispirazione e la motivazione giuste, o si è solo adagiato e ha fatto questo disco perché andava fatto.
Dolce Vita, nonostante il titolo con il chiaro riferimento felliniano, è un lavoro mediocre, molto sotto la media rispetto al potenziale di Shiva.