Quando il plagio va oltre la musica

Spesso ci siamo trovati di fronte a canzoni, beat o flow che ricordavano quelli di un altro artista, internazionale o meno, famoso o meno. Tralasciando Salmo che da anni soffre della sindrome dell’essere copiato, quante volte un artista eemergente accusato più o meno pubblicamente uno conosciuto di avergli copiato un concept, un titolo, un artwork o addirittura il flow? In quei casi è difficile e controproducente esporsi, si corre il rischio di fare la parte degli sfigati, di quelli che cercano attenzione “dissando”, quando magari sono dalla parte della ragione.

 

Ecco, questo non riguarda solo la musica o l’arte in generale, ma anche lo streetwear. Proprio nelle scorse settimane è comparsa una maglia di Dolce e Gabbana che riporta una grafica molto simile a quella creata e utilizzata da Over Ground, noto store romano di abbigliamento streetwear che fa capo a Sedato Blend.

 

 

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Può semplicemente trattarsi di un’idea comune, non necessariamente di plagio, ma in questo caso un piccolo brand cosa può fare contro un colosso della moda a livello mondiale? Esporsi? O soccombere e incassare il colpo? Magari divertendosi a creare a sua volta un prototipo che ricordi il celebre logo D&G.

 

 

https://www.instagram.com/p/B4pbHwhnDHE/?igshid=qwu4at5wpu15

 

 

Il plagio esiste, chi copia esiste in tutti i settori dalla musica, all’editoria, alla grafica, all’arte, alla moda. Il copyright purtroppo non è sufficientemente tutelato e spesso ci si trova a doversi confrontare con realtà ben più grandi, ma l’unica consapevolezza che ha chi viene copiato è che potrà sempre inventarsi qualcosa di nuovo, perché è un passo avanti rispetto ai copioni. 

 

 

 

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