Minneapolis: le proteste per la morte di George Floyd sono diventate rivolte

L’uccisione di George Floyd, afroamericano soffocato in pieno giorno da alcuni agenti della polizia, ha causato diverse tensioni a Minneapolis e in altre città statunitensi, che stanno letteralmente sfociando in rivolta.

 

Tutto il mondo è giustamente rimasto sconvolto dall’omicidio di George Floyd e la protesta che va avanti da due giorni non accenna a placarsi.
Poco dopo le 22:00 di ieri sera, i manifestanti di Minneapolis dato alle fiamme un commissariato e gli agenti sono stati costretti ad abbandonarlo.

 

Stando a quanto riportato dalla Cnn, gli agenti avevano eretto una recinzione intorno alla stazione di polizia presa d’assalto da migliaia di manifestanti che l’hanno abbattuta. Alcuni manifestanti sono riusciti ad arrampicarsi e ad appiccare il fuoco all’interno degli uffici. Il commissariato è stato così evacuato “nell’interesse della sicurezza del personale“.

 

 

 

 

Gli episodi di violenza hanno coinvolto anche centri commerciali che sono stati completamente devastati, auto date alle fiamme, strade invase dai lacrimogeni, collegamenti pubblici sospesi, tanto che il sindaco Jacob Frey ha dichiarato lo stato di emergenza locale di 72 ore, chiedendo aiuto allo Stato per riportare l’ordine.
Una situazione davvero allucinante scaturita da un atto di violenza, odio e razzismo inaudito al quale la comunità afroamericana e non solo dice BASTA.

 

Ma ci deve essere un limite alla protesta? Protestare in seguito ad un avvenimento come questo è sacrosanto e lecito, far sentire il proprio dissenso e la voglia di dire basta è anche un modo per lasciare un segno e far sì che non ci siano altri George Floyd, ma la violenza è sempre violenza. Mettere sotto assedio una città creando disturbi e mettendo a repentaglio la vita di altre persone è inaccettabile e va al di là della giustificatissima protesta. Bruciare le automobili di innocenti, creare il panico per strada e nei centri commerciali non è protestare, ma un atto di guerriglia e violenza che, nonostante sia giustificato dall’omicidio di un uomo innocente, non ha niente a che vedere con la giustizia e la pace che queste persone giustamente pretendono.

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