In Disumano Fedez ci manda a fanculo con il sorriso

Ho letto di tutto su Disumano, il nuovo disco di Fedez, così come ogni giorno si legge di tutto su di lui, su sua moglie, sui suoi figli e persino sulla loro tata. Se di solito, però, quello che leggo sono solo tentativi di creare un gossip per farci un bel po’ di click facili, in merito al disco ho letto per lo più critiche. Sembra che il mondo della critica musicale italiana (sempre se ne esista ancora uno) si sia svegliato venerdì per criticare Disumano, perché forse Fedez è l’unico artista criticabile, e perché oggettivamente ho letto recensioni positive a dischi ben peggiori.

Forse è perché i giornalisti si sono sentiti presi per il culo dalla sua finta candidatura elettorale, che hanno riportato come la notizia del secolo, o forse perché criticare la musica di Fedez è un cliché. Una di quelle cose che vanno fatte come mangiare il panettone a Natale.

Ma Disumano merita davvero tutte queste critiche?

Mia mamma mi diceva sempre che posso dire qualsiasi cosa, ma che devo stare attenta alla forma, perché non importa cosa dici, ma come la dici. E così anche un vaffanculo detto con il sorriso è diverso da un vaffanculo detto con rabbia, anche se è pur sempre un vaffanculo. Ecco, in Disumano è come se Fedez mandasse a fanculo facendoci ballare. Un esempio? La Cassa Spinge quando Fedez dice “si dice il peccato ma non il cardinale, c’è una festa in Santa Sede, ci si siede, ci si fa le se’. In Vaticano non c’è la banca del seme perché da quella parti hanno troppa sete”. La stoccata al Vaticano e ai preti è evidente, ma mentre ascolti la canzone sei troppo preso dalla base e da M¥SS Keta che dice “la cassa spinge come spinge tuo marito” per assimilarla a dovere.

E un po’ su questo modus operandi si dirama tutto il disco, anche se ovviamente ci sono tracce che vanno dritte al punto e senza sorrisi, come Un giorno in pretura, una delle migliori e sicuramente una di quelle in cui la penna satirica e acchiappa querela di Fedez si è scatenata parecchio.

In Disumano c’è il Fedez di Penisola che non c’è, ma c’è anche il Fedez di Pop-Hoolista, c’è tanta critica sociale e politica, tanta riflessione, tanta ironia, tanta satira, tanto amore per la moglie e per i figli e poi c’è la cassa dritta, la dance e ci sono i ritornelli catchy alla Fedez che anche se non vuoi ti entrano in testa e lì ci restano.

L’abilità sta proprio lì nel confonderti con altri ingredienti e nel sferrarti la mazzata, che sia una critica al Vaticano o un’ironizzare con le varie polemiche su Amazon. È vero noi arricchiamo Amazon, mentre lui si fa arricchire da Amazon. E chiamalo scemo.

Non è Fedez ad essere disumano, è il mondo in cui viviamo ad esserlo. E se ascolti il disco, traccia dopo traccia, ti rendi conto che balli e al tempo stesso rifletti e che al tempo stesso ci trovi dentro il Fedez cantante e il Fedez che vedi tutti i giorni su Instagram, ma c’è anche Federico. In Un giorno in Pretura c’è lo stesso Fedez che abbiamo visto in tv scagliarsi contro il politico di turno per difendere Stefano Cucchi, lo stesso che sale sul palco del Primo Maggio e fa nomi e cognomi, lo stesso che su Instagram non si tira indietro dal scagliarsi contro qualcosa o qualcuno che non gli va a genio. Ma c’è anche una buona fetta di Federico, marito e padre, Federico che non dimentica da dove viene e che ammette chiaramente le sue debolezze in Mi sto sul cazzo.

La verità è che il disco fa parte di un progetto più ampio e al quale è impossibile prescindere, che parte dalla falsa campagna elettorale montata dalla stampa, dai cartelloni che ci mostrano chiaramente la disumanità della nostra società, dalla beneficenza, dal momento che i ricavati del disco verranno devoluti alla fondazione Tog, (acronimo di Together To Go, un centro di riabilitazione d’eccellenza per bambini che hanno patologie neurologiche complesse), fino al coinvolgimento di Versace, Uniqlo e dell’artista contemporaneo Francesco Vezzoli, che ha realizzato il mezzobusto che vediamo sulla copertina, che verrà venduto all’asta e il cui ricavato verrà devoluto a Tog.

In Disumano Fedez ha dimostrato di essere più umano di tutti e di avere più palle di tanti rapper. Non ci sono nemici immaginari, frecciatine a tutti e nessuno, ma ogni volta ci sono nomi e cognomi, non solo di politici, ma c’è anche il nome di J-Ax, ben scandito e non celato perché “non si sa mai”. Lui conosce e ha sempre fatto sua l’arte del sapersi esporre, del non nascondersi dietro un dito, di non fare quello che lancia il sasso e nasconde la mano, ma di continuare a dire la sua contro tutti e tutti e a dispetto di tutto e tutti, un po’ come dice in Morire Morire, un po’ come ha sempre fatto nella sua discografia e nella vita e un po’ come fa in Disumano.

Disumano è un disco estremamente vario, forse meno cattivo di quello che ci saremmo aspettati, ma nel quale ogni ingrediente è ben calibrato e abilmente dosato e ci mostra esattamente chi è il suo autore. Basta ascoltarlo per capire che qui non ci sono nè maschere nè personaggi nè wannabe e neanche ostentazione. Perché dai Fedez potrebbe ostentare alla grande, parlarci della sua vita lussuosa, della sua Lamborghini, delle cene e delle vacanze in posti esclusivi, dei soldi che realmente ha la possibilità di flexare, dei vestiti firmati e in limited edition che riceverà ogni giorno, ma non lo fa e questo lo rende più umano e reale di molti altri.

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