Achille Lauro è un genio ribelle!
Da sempre Achille Lauro ci ha insegnato a liberarci dalle convenzioni, dagli stereotipi, a sentirci liberi di esprimere noi stessi nella nostra totalità, a fare delle differenze che ci contraddistinguono un punto di forza e l’ha fatto ancora una volta ieri sera. In occasione del party organizzato da Footlocker per l’apertura del nuovo punto vendita in Corso Buenos Aires a Milano, Achille Lauro e Boss Doms hanno suonato per la prima volta live alcune tracce tratte da 1969. I tempi ovviamente erano stretti, ma Lauro se ne frega dei tempi, lui si stava divertendo e noi con lui e così ha cantato ancora e ancora, fino a dirci “se non mettete via quei cellulari, ce ne andiamo subito” e in quel momento ci ha insegnato come ci si diverte a un live senza il telefono in mano e ci ha riportati al suo Woodstock.
Perché in fondo Achille Lauro è così, rifiuta le etichette di ogni genere e sorta, nella sua musica, come nella vita.
È in questo contesto di libertà, ribellione e richiami al passato che si inserisce 1969. L’anno che dà il titolo al disco non è messo lì a caso, era dicembre 2017, Lauro e Doms erano ospiti a Radio Deejay, lui si era appena tatuato sulla faccia Pour L’Amour e disse “noi viviamo nel 1969“. Ecco che tutto torna, ancora una volta, come se fosse stato scritto… A luglio 2018 uscì Pour L’Amour, il disco che aprì le porte e segnò il passaggio musicale e artistico che ritroviamo in 1969.
Qui c’è il presente, il passato e il futuro di Lauro, che ancora una volta si diverte, insieme a Boss Doms e agli altri produttori che hanno lavorato al disco, a giocare con la musica, a sperimentare, a spingersi sempre oltre, facendo quello che hanno sempre fatto: anticipare le tendenze. Ma se i suoni sono nuovi e ti fanno dire “questi sono folli” e i testi sono stati smaltiti, resta la forte componente LAURO, quella che prende dal passato per guardare al futuro, non solo a livello di sonorità, ma anche di testi. Niente, nessuna parola è messa lì a caso, tutto torna e torna a farsi prepotente quella voglia di avere, di possedere beni di lusso che abbiamo imparato a conoscere in Coca Cola Light e che oggi ritorna con lo stesso intento: VOGLIO AVERE MA NON PER FARLO VEDERE.
Tornano richiami e citazioni dei sui testi passati, come quel DIO TI PREGO SALVACI DA QUESTI GIORNI, TIENI DA PARTE UN POSTO E SEGNATI STI NOMI, che da Barabba 2 arriva a Rolls Royce, o AVE MARIA NINO D’ANGELO TI COMPRO CASTEL SANT’ANGELO che da Bvlgari trova nuova vita nella profonda Zucchero prodotta dall’amico di sempre e socio Dj Pitch. Il passato che ritorna e prende nuova vita, il forte legame con le proprie origini che suona forte e chiaro in Roma dove Lauro chiama un altro grande amico e artista Simon P, ma anche in Delinquente e in 1969 seppur con altri toni, la follia, la ribellione, il dualismo, il saper passare da pezzi completamente folli come la stessa Rolls Royce ad altri così profondi come C’est la vie che arriva a bucarti l’anima, sono caratteristiche insite nell’intera discografia di Achille Lauro che in quest’ultimo disco ce le ha presentate con suoni totalmente inediti.
Ascolti 1969 e vedi, non solo un LUCIFERO RIBELLE, ma anche un Vasco Rossi e un Rino Gaetano del 2019, una Raffaella Carrà vestita di pailettes in Canzonissima del 1970 e Achille Lauro da Barabba Mixtape ad oggi, perché lo stile può e deve mutare, ma l’anima resta invariata.