Fabri Fibra deve risarcire Valerio Scanu di 70mila euro per una rima del 2013

Nel 2013 esce Guerra e Pace, il settimo album in studio di Fabri Fibra. Al suo interno troviamo la traccia A me di te, che contiene una frase su Valerio Scanu “Vento in poppa, come un veliero

Vengo in bocca, come a Va*****

Che in verità è una donna”.

Nel 2013, Valerio Scanu era già arrivato secondo ad Amici nell’edizione del 2009 e aveva vinto il Festival di Sanremo tre anni prima con Per tutte le volte che, insomma diciamo che nel 2013 la sua carriera era già in declino. Non gli è sfuggita però la canzone di Fabri Fibra e lo ha denunciato per diffamazione.

La vicenda giudiziaria si era inizialmente conclusa nel 2015 con la condanna di Fabri Fibra, in rito abbreviato, al pagamento di 600 euro di multa e 20mila euro di provvisionale a titolo di risarcimento. Successivamente, il Tribunale civile aveva fissato il risarcimento a 25mila euro, ma la Corte d’Appello aveva poi alzato tale cifra a 70mila euro, motivando la decisione con “l’eccezionale gravità del discredito” arrecato e la “risonanza mediatica” amplificata dal successo dell’album di Fabri Fibra, che aveva ottenuto il disco di platino.

Ora, la terza sezione civile della Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Fabri Fibra a risarcire Valerio Scanu con 70mila euro per diffamazione.

Il problema ora è questo: con questa condanna abbiamo ufficialmente un precedente. Fabri Fibra è di fatto il primo rapper italiano ad essere stato condannato per diffamazione per il testo di una sua canzone e questa non è una cosa da poco. Mi chiedo: come si può portare in tribunale e giudicare giuridicamente il testo di una canzone? Come si può giudicare l’ironia o semplicemente la cifra stilistica di un rapper? Soprattutto di un rapper come Fabri Fibra, la cui discografia è caratterizzata da frasi sopra le righe e provocatorie.

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