Cosa ci ha lasciato in eredità Nipsey Hussle?
Il 31 marzo 2019, il mondo della musica deve affrontare la perdita di un altro grande artista, Nipsey Hussle, ucciso a soli 33 anni.
Ho letto da qualche parte che se vai a Los Angeles, trovi la città tappezzata di murales dedicati a Nipsey, quasi più che a Tupac o Snopp Dogg, e questo è sintomatico di quanto la comunità amasse davvero Nipsey Hussle.
Dopo la sua morte, più di 20mila persone hanno partecipato a una cerimonia in suo onore, nella quale si è esibito Stevie Wonder e Barack Obama ha letto una lettera nella quale ha sottolineato come il rapper abbia “dato un esempio da seguire e un’eredità ai giovani”.
La storia di Nipsey Hussle, che proprio lo scorso anno ha vinto due Grammy postumi, sembra iniziare e finire nello stesso posto, parcheggio, all’incrocio tra la Crenshaw Blvd. e Slauson Ave., a Los Angeles. Uno dei tanti quartieri malfamati, dove le gang lottavano per il controllo e che grazie al contributo di Nipsey Hussle ha avuto una nuova vita.
Proprio a quell’incrocio è nato il negozio Marathon Clothing, che ha dato lavoro a tanti ragazzi del quartiere.
Sempre nelle strade di Crenshaw, Nipsey Hussle ha inaugurato Vector 90, uno spazio di co-working per facilitare e incentivare l’imprenditoria dei ragazzi e delle minoranze etniche.
Proprio lì è stato ucciso.
Cosa ci lascia Nipsey Hussle?
La prova che una persona venuta e cresciuta nel ghetto può riscattarsi, cambiare vita e fare del bene. Il messaggio di Nipsey Hussle, Hussle and Motivate, lo troviamo sia nella sua musica, che nelle sue azioni.
Opere concrete per aiutare la sua gente, i ragazzi come lui e attivismo politico
Con i guadagni della musica, Nipsey ha finanziato le scuole, creato campetti di gioco e uno spazio di co-working per tenere impegnati bambini e ragazzi. Inserisce molti ex membri di gang all’interno della sua comunità, dando a loro possibilità e ideali che non includevano violenza e pistole.
Si impegna attivamente, e non solo nella musica, per combattere la violenza della gang culture.
A marzo 2019, prima di essere ucciso, Nipsey Hussle ha contattato il Los Angeles Police Department per organizzare un meeting, pubblicizzato in seguito dalla Roc Nation di Jay-Z, per discutere sulle possibili azioni congiunte da intraprendere per lottare la criminalità.
Purtroppo però Nipsey non ha mai partecipato a quell’incontro, è stato ucciso il giorno prima.
Più volte si è schierato apertamente contro Donald Trump, condannando la sua politica divisiva e discriminatoria.
Con la sua musica e con le sue azioni voleva dimostrare che, nonostante la strada delle gang fosse la più semplice da percorrere per molti ragazzi cresciuti in un quartiere come il suo, esiste sempre una seconda strada. Ed è proprio quella seconda strada che ha deciso di percorrere e di spianare con le sue opere ai ragazzi che stavano crescendo nel suo quartiere, del quale è diventato un vero e proprio leader.
Aveva una spiccata mentalità imprenditoriale, anche nella musica. È riuscito a restare indipendentemente per la maggior parte della sua carriera.
Nel 2013 ha fondato la sua etichetta, la All Money, e ha lanciato la campagna Proud 2 Pay, volta a proteggere i sacrifici e la musica degli artisti dalle case discografiche.
Ha così messo in vendita 1.000 copie di Crenshaw Mixtape a 100 dollari l’una, tutte comprate da Jay-Z. Con un guadagno di 100.000 dollari, Nipsey ha investito sia nella sua musica che nelle opere per aiutare il suo quartiere.
La figura di Nipsey Hussle è decisamente particolare, perché non resta un’icona legata esclusivamente alla musica, alle rime, allo stile, al suono che ha portato, ma va oltre e rappresenta a 360 gradi quella che è la cultura hip hop. Fatta sì, di rime e musica, ma anche di opere concrete, esempi concreti e attivissimo sociale e politico. Questa è la sua eredità.