Con Untouchable Tony Effe è tornato alle origini
Untouchable, come il film del 1987 con Robert De Niro nei panni di Al Capone, è questo il titolo del primo disco solista di Tony Effe. E dentro ci trovi racconti di criminalità, mafia, escort, strada, spaccio, droga, pistole, insomma gli ingredienti della prima DPG. Sembra in un certo senso di essere tornati indietro nel tempo ed essere catapultati nel 2016, quando Tony Effe & co. erano crudi, con quei racconti sporchi e una versione italiana della trap assolutamente credibile.
È stato proprio in quel periodo, 5 anni fa, che se ci penso sembrano molti di più per quanto siano cambiate le cose, che la DPG è arrivata in modo dirompente nella scena, dividendo pubblico e addetti ai lavori in due: o la amavi o la odiavi. Insomma, o bianco o nero, perché con loro le sfumature non potevano esistere e alla fine la loro trap ha conquistato molti facendo sì che parecchi artisti seguissero le loro orme.
In Untouchable troviamo esattamente il Tony Effe di 5 anni, senza sfumature goliardiche, senza quelle frasi che diventano un meme, solo racconti crudi. A spiccare, dal punto di vista delle collaborazioni, è sicuramente il padre della trap, Gucci Mane, e Side Baby, che con questo featuring ha creato un hype pazzesco intorno all’intero disco. C’era infatti molta curiosità nel risentire Tony e Side insieme e Luce a Roma è una perfetta reunion. I due sono in perfetta sintonia, come se la distanza e le incomprensioni fossero ormai solo un lontano ricordo.
Nel racconto street di Untouchable e nel mood cupo del disco spiccano indubbiamente due tracce: Effe, decisamente più drill e con qualche scratch old scholl, che si candida a traccia migliore del disco e Lacrime con Tedua che sembra abbracciare l’ultimo periodo della DPG, quello un pochino più “commerciale”.
Nel complesso Untouchable è un progetto mediocre. Tony Effe è riuscito a tenere botta in tutte le tracce mantenendo intatto il suo mood, anche se gli argomenti sono estremamente ripetitivi.