Con DJUNGLE TY1 ci porta nel suono della sua giungla urbana
In questi giorni ho letto su Instagram diversi post sul ruolo del producer, sull’importanza del producer nel creare un suono e nel dare agli artisti con cui lavora e di conseguenza anche al genere stesso un’identità.
Credo che in questo, senza ovviamente andare troppo indietro nel tempo, Don Joe con i Club Dogo abbia fatto storia. Ci sono coppie di artisti e producer che sono legati tra loro e imprescindibili, penso a Charlie Charles e Sfera Ebbasta, a Sick Luke e alla DPG, e ci sono producer che riescono a creare un suono anche se collaborano con diversi artisti. Uno di questi è TY1.
DJUNGLE, l’ultimo disco di TY1, non è di certo il primo disco di un producer con all’interno un variegato parterre di artisti che si alternano sul beat, ma è forse il primo nel quale il suono è ben definito.
TY1 prende 24 artisti diversi tra loro per attitudine, età, stile e area geografica e li mischia insieme in modo apparentemente strano ma incredibilmente efficace. Un esempio? Marracash con Paky e Taxi B, ma anche Ernia con Tiromancino, o Jake La Furia e Samurai Jay.
Il rischio di fare un disco del genere è quello di cadere nella compilation fatta di basi sì fighe, ma scollegate tra loro e dove ad attirare l’attenzione ono solo i cantanti.
DJUNGLE apparentemente può sembrare esattamente questo, ma in realtà, oltre alle rime, al flow, allo stile e alle accoppiate insolite, la parte forte, anzi fortissima è proprio il suono. TY1 ci porta il suo suono, fatto di sample, beat e scratch, perché lui, oltre ad essere un producer, è innanzitutto uno dei dj italiani più forti che abbiamo. Questa è la vera forza di DJUNGLE, dove il suono la fa da padrone e gli artisti si adattano a quel suono dandogli il giusto valore aggiunto. Quindi DJUNGLE è il suono di TY1 e le tracce scorrono molto bene, sono molto ben amalgamate e rappresentano appieno il concept del disco: la giugla urbana. La strada, i quartieri, dove i ragazzini giocano a calcio e passano il tempo a fare le rime.
TY1 riesce a mostrare in DJUNGLE tutte le sue mille anime e sfaccettature musicali, senza mai dimenticare le sue radici, ovvero il djing, lo scratch, non a caso è stato anche il campione italiano di djing.
Nel concept stilistico di DJUNGLE, la copertina del disco, curata dall’artista Gianfranco Villegas e scattata da Francesco Bonasia, mostra un bambino con il logo di TY1 rasato sulla nuca, immerso in quella che appare come la perfetta raffigurazione di una giungla urbana (rievocata dal titolo del progetto DJUNGLE), su cui si stagliano cemento e palazzoni, ma anche un immaginario colorato dalla fantasia e presumibilmente dal talento del giovane ragazzo. Inoltre i 24 artisti sono stati presentati proprio con indosso una maglia da calcio per simboleggiare i ragazzi che nei quartieri della giungla urbana passano i pomerggi a giocare a calcio.
E la parte visiva va a legarsi con quella che è la parte sonora, dandoci 14 fotografie della giungla urbana vista da TY1 e raccontata dai suoi ospiti. I racconti hanno una forte matrice street, ma ci sono anche banger decisamente più potenti e brani più intimi, uno su tutti Via da Qui con Ernia e Tiromancino.
A proposito del disco TY1 racconta:
“il mio disco racchiude e racconta il percorso di un dj e produttore che parte da un piccolo quartiere di Salerno, in mezzo al nulla, con in tasca solo la voglia di fare musica e di riuscire a portarla a tutti. È la mia storia, come quelli di molti che hanno fatto della propria passione un mezzo per riuscire ad elevarsi. Arrivando da un contesto semplice in cui mancavano spesso i mezzi per fare qualunque cosa e dove perdersi in situazioni spiacevoli era facile, Il richiamo della musica mi ha sempre dato la forza per andare avanti, ciò che volevo più di tutto era spaccare, emergere grazie alle mie abilità di dj, gareggiando e misurandomi coi più grandi. Ascolto e mi nutro di ogni genere, dalla black music all’elettronica, e in questo disco c’è tutto il mio sound, tutto me stesso. Mi ritengo fortunato, ciascuno degli artisti che si è messo a mia disposizione per la realizzazione di DJUNGLE, ha dato il massimo. Mi sono sentito una sorta di direttore artistico che tra amici e nuove leve è riuscito a mettere insieme 24 artisti creando veri e propri legami e connessioni tra di loro su ciascun brano. Il progetto che ne è scaturito rappresenta il mio personale tributo alla musica, grazie alla quale sono potuto uscire dalla “giungla” in cui sono nato, con la speranza che ognuno possa mettere a fuoco il sogno che gli permetta di uscire dalla propria. DJUNGLE è un omaggio alla musica in tutte le sue forme, a cui devo tutto, senza musica non sarei la persona che sono oggi”.
La mia top 3 di DJUNGLE è Nada, DJUNGLE e Via da Qui.