Cosa non torna sul concerto di Salmo ad Olbia?

Al di là delle polemiche, del teatrino mediatico che ne è scaturito, del “Salmo ha ragione”, “Fedez ha torto” e viceversa, qualcosa in quel concerto non torna.

Si sa che, quando scoppia una polemica, chiunque si inserisce e dice la propria opinione e di opinioni, più o meno condivisibili, ne ha abbiamo sentite parecchie. Da Alessandra Amoroso, Gemitaiz, Shade, Lazza, Ultimo, Vittorio Sgarbi, Morgan, De Gregori e chi più ne ha più ne metta, alla fine hanno tutti ragione e tutti torto.

Forse di questa vicenda ricorderemo il “mi stai sul cazzo” detto da Salmo a Fedez e la replica “sei uno stronzo” e magari tra qualche anno finirà in un back in the days condiviso da qualche pagina su Instagram. Una sorta di bagarre trash, che ha distolto l’attenzione sul vero problema: la ripartenza reale di tutti i concerti e i dj set. Di un settore fortemente penalizzato e dimenticato dal nostro governo.

Detto questo, però, qualcosa non torna.

Il 26 luglio, Salmo comunica di voler organizzare un concerto gratuito ad Olbia, prima per i ragazzi che non hanno potuto partecipare al Water World, e poi per raccogliere fondi per aiutare le persone colpite dagli incendi in Sardegna.

Il giorno arriva, è il 13 agosto. Salmo avverte che avrebbe comunicato orario e luogo, sul suo profilo Instagram tutto tace, scopriremo in seguito che è stato comunicato alla vecchia maniera, ovvero tramite passaparola.

Salmo tiene il suo concerto, legge una lettera indirizzata allo Stato italiano e il giorno successivo si ritrova al centro di una polemica gigantesca.

“Ha organizzato un concerto abusivo”, “ha creato assembramenti”, più o meno sono queste le accuse. Lui prova a giustificarsi e la polemica si ingigantisce. Viene fuori che non ha organizzato nessuna raccolta fondi, ma ha pagato il concerto di tasca sua. Si vanta di aver fatto un gesto da vero ribelle.

Quando iniziano le polemiche, il comune di Olbia e i suoi assessori prendono le distanze da Salmo. “Non ne sapevamo niente”. Lo stesso Salmo ammette di aver parlato del concerto di Dj Treeplo, forse chi lavora in comune non aveva idea di chi fosse Dj Treeplo… Eppure qualcosa non torna… Salmo non avrà di certo allestito il palco, le luci e l’impianto audio da solo, di notte, al buio, qualcuno lo avrà pur fatto quel lavoro. Salmo non ha occupato il suolo pubblico in modo abusivo, qualcuno gli avrà dato i permessi.

E sui social iniziano a fioccare le foto pubblicate da Marco Balata, assessore al turismo del Comune di Olbia, che pubblica due post nel backstage del concerto di Salmo. Una con il fratello, nonché manager del rapper, e un’altra che ritrae Salmo insieme a sua figlia.

Le foto sono state poi rimosse dall’assessore.

Come faceva quindi il Signor Balata a essere al concerto di Salmo se non era a conoscenza del concerto?

Un’altra foto ritrae Salmo, sempre con l’assessore al Turismo di Olbia e in compagnia del sindaco. Si saranno incontrati per parlare del tempo, o forse del concerto di Salmo? Chi lo sa…

Fatto sta che, da una parte assessore e sindaco hanno preso le distanze dal concerto, asserendo di esserne all’oscuro e dall’altra Salmo ha organizzato un concerto, parlando di una raccolta fondi che c’è mai stata e spacciandolo per atto di ribellione pur avendo tutti i permessi del caso.

La vera ribellione di Salmo sta nelle parole contenute nella lettera scritta allo Stato e letta a inizio concerto e che recita:

Caro Signor Stato,

Vorrei ricordarle che quasi tutti i settori lavorativi in Italia sono ripartiti. L’unico settore dimenticato da Dio e dallo Stato è quello dell’arte e dello spettacolo.

Non possiamo andare al cinema né al teatro. Non possiamo andare a vedere una mostra d’arte e soprattutto non possiamo

fare i concerti. Ci hanno detto di fare i live con poche persone,tutti distanziati e seduti… Signor Stato, noi non ci vogliamo stare seduti, noi vogliamo alzarci e saltare. Quindi la musica la cultura e l’arte in Italia sono importanti tanto quanto lo sport, ma nel resto del mondo fanno concerti con 100mila persone e qua no. Sono tutti vaccinati, mi dirai tu, e c’hai ragione.

Ma come facciamo a far capire che l’unico modo per tornare alla normalità è vaccinarsi?

Abbiamo paura che nel vaccino ci siano dei microchip per controllarci ma in realtà siamo già controllati: dai cellulari, per esempio. Abbiamo paura che nel vaccino ci sia veleno per topi, però ogni fine settimana ci beviamo anche l’acqua delle mozzarelle e ci buttiamo in corpo sostanze che bah, chi lo sa!

Allora sign. Stato, pare che in questo Paese l’unico modo per tornare alla normalità sia festeggiare la nazionale di calcio, giusto? Allora ok, noi ci siamo, facciamoci questa fottutissima partita da 90 minuti.

Questa lettera, queste parole avrebbero dovuto essere condivise a gran voce subito, ancora prima di puntare il dito contro il concerto di Salmo, ancora prima della lite con Fedez. In questo gli artisti avrebbero dovuto unirsi: nel chiedere a gran voce allo Stato italiano di far ripartire tutti i concerti. Ma le cose non sono andate esattamente così.

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